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di CLAUDIO MONTICELLI AVEVA sedici anni e già era una rockstar.

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Steve Winwood oggi ha 54 anni ma non ha nessuna intenzione di appendere organo e microfono al chiodo. E si ripresenta quindi con un nuovo cd, «About time», che sin dalla copertina che riprende quella di «Supernatural», pone il tastierista inglese in diretta concorrenza con Carlos Santana. Sì, perché la scelta musicale di Winwood è chiara sin dalle prime note del cd: latin rock della miglior specie con l'organo Hammond in grande evidenza e arrangiamenti curati al millesimo. Il nostro gioca addirittura con un evergreen come «Why can't we live togheter» di Timmy Thomas. «Canzoni come questa - dice Steve - possiedono una forza spaventosa a distanza di secoli». Insomma un ritorno graditissimo per un musicista che ha già dato tanto al rock e che sembra intenzionato a regalarci ancora molto. Steve Winwood - «About time» - Sanctuary *** Cori alla Beach Boys, schitarrate alla Tom Petty, malinconie alla Nick Cave. Tutto questo è condensato in «Lovers» il cd di esordio, dopo un mini che aveva fatto rizzare le antenne a critica e pubblico, degli Sleepy Jackson. Vengono da Perth, Australia, terra ultimamente estremamente fertile in tema di proposte musicali, e sono guidati da Luke Steele. Veri eredi dei Crowded House e dei fratelli Finn, propongono un pop celebrale e visionario che tiene però sempre in primo piano la ricerca melodica. Canzoni, quindi, che prima o poi restano impresse nella mente e nel cuore. Non inganni il primo ascolto che sembra proporre un mood leggero e scanzonato. Scavando in «This day» o in «Morning bird» si scoprono ceselli da sala di registrazione da far invidia ai Beatles e, appunto, ai Beach Boys di «Pet sounds». Segnatevi il loro nome perché ne sentiremo parlare sempre più spesso. Sleepy Jackson - «Lovers» - Virgin

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