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GIADA Desideri, il lavoro è tutto per lei? «No.

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Una esperienza emozionante. Non volevo fare l'attrice. Mi sarebbe piaciuto fare il medico». Rinnega la sua pluriennale partecipazione a «Un posto al sole»? «Per niente. Una esperienza gratificante e importante. Il mio miglior traguardo per la televisione. Comunque ho fatto tanto teatro e continuerò a farlo. Indimenticabile l'esperienza con Arnoldo Foà e Giorgio Albertazzi». Cosa prevede il suo futuro professionale? «Ambirei fare cinema. Un certo tipo di cinema. Racconti di vita quotidiana, di realtà sociale». Una scuola di recitazione aiuta a recitare? «Credo di sì. Si nasce comunque con una certa inclinazione e con un talento. Ho frequentato per quasi due anni a Los Angeles l'Actor's Studio». Quanto c'è ancora in lei dell'infanzia? «Tantissimo. Un'infanzia serena e tranquilla è dentro di me. Una vita di campagna in un villaggio residenziale alle porte di Roma». E il primo amore non si scorda mai? «Il mio primo innamoramento all'età di 13 anni. Un amore platonico con un ricordo poetico. Quella persona per me era irraggiungibile. Un bel momento di sbandamento per cominciare ad assaporare cosa volesse dire l'amore». Che cosa è l'amore? «È una magia. Arriva e ne prendi atto. E non se ne può fare a meno. La mia prima storia importante è arrivata a vent'anni ed è durata un anno e mezzo. Poi purtroppo è finita». A 27 anni fugge da casa, perché? «Un bisogno di ritrovare me stessa e una gran voglia di libertà pur tenendo sempre saldi i legami con la mia famiglia. Con mia madre un rapporto di amore e qualche volta anche di odio. Comunque un rapporto fortissimo. I miei genitori non mi hanno mai permesso di vivere da sola». Il matrimonio è una tappa o un traguardo? «Sicuramente un traguardo per cominciare una nuova vita. Mio marito Giancarlo è un uomo eccezionale. Una storia davvero da favola. Viaggiamo insieme per tutta la vita».

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