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di ANTONIO ANGELI PROFETA della scienza in Tv Piero Angela, che con Superquark sta incassando ...

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«L'azienda - spiega - è costretta per motivi economici a puntare su ascolti di quantità e non di qualità». Assicura che il futuro della divulgazione scientifica è in Internet e nella Tv generalista, ma ammonisce: «Un libro può dire più di qualunque trasmissione». Piero Angela, Superquark il martedì sta ottenendo ottimi ascolti. La scienza in prima serata farà mai concorrenza al varietà? «Sono generi diversi con i rispettivi amatori, il Festivalbar, che va nella stessa serata, ha il suo pubblico, noi abbiamo il nostro. C'è da dire che il nostro pubblico è in crescita e questo è legato al diffondersi della cultura nel nostro Paese. È aumentato il numero di persone che hanno accesso all'istruzione e sono aumentati gli ascoltatori. Se il trend continua si modifica la piramide degli ascolti con un allargamento della base». Ma cosa è cambiato da quando l'ora ideale per la scienza in Tv erano le 14? «C'è stato un cambiamento fondamentale, anche se pochi se ne sono accorti. Da allora, parliamo degli anni '80, sono cambiati i palinsesti. La prima serata terminava alle 21,30, i programmi erano molto più corti, Canzonissima, ad esempio, durava solo un'ora. Oggi la tendenza è di "catturare" lo spettatore e non mollarlo più per due ore. E fare programmi così lunghi è più difficile». I canali satellitari possono influire sugli ascolti di programmi come Superquark? «Qualcosa hanno eroso, ma non avendo dati certi non si può dire con sicurezza. Certo è che questi canali hanno avuto grandi problemi, soprattutto economici, anche se è prevedibile, con l'arrivo di Murdoch, che potrebbe esserci una svolta in positivo». Dove è il futuro della divulgazione scientifica: Tv generalista? Satellite? Cd rom? «Internet è e sarà una grande fonte di informazione tra i giovani, ma a parte questo io credo molto nella Tv generalista. Le Tv satellitari possono avere successo per lo sport e per i film, ma in altri settori mi sembra più difficile». Superquark è la dimostrazione che si può fare una televisione di qualità con ottimi ascolti? «Superquark non è la regola e a proposito di questo voglio rispondere a chi accusa la Rai di puntare su programmi di basso livello. La Rai, con tutto il canone, incassa meno di Mediaset. A fronte di questo i costi aumentano e gli ascolti tendono a diminuire. Un solo punto di share all'anno in meno per la Rai significa la perdita di cento miliardi di vecchie lire. Per questo la Rai è costretta a puntare su ascolti di quantità e non di qualità. I dirigenti Rai non guadagnano di più se aumentano gli ascolti. Certe scelte in pratica sono obbligate». È importante arricchire e completare le trasmissioni con libri e riviste? «Importantissimo. Noi siamo collegati con la rivista Quark. Con la carta stampata si danno notevoli approfondimenti. Un libro di 1.500 pagine può dire molto di più che qualunque trasmissione televisiva. I programmi dovrebbero essere un invito ad approfondire gli argomenti su libri e riviste». È difficile lavorare insieme a suo figlio? «La nostra è una collaborazione iniziata molto tempo fa, prima di trovarci in Tv. Abbiamo scritto libri insieme, poi Alberto, che è paleontologo, è intervenuto nelle trasmissioni come esperto. La scienza unisce le generazioni, sei per otto fa sempre quarantotto, a qualunque età. Andiamo molto d'accordo e sono molto soddisfatto del nostro lavoro insieme».

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