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Una recita, l'altra scrive. Insieme dialogano

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Dacia Maraini e Piera Degli Esposti in un racconto a due voci sui luoghi della memoria

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Piera Degli Esposti a «sfuggire», a «trasformare amorosamente la realtà». Nasce così «Piera e gli assassini», ondivago racconto di due voci che, in un agosto piovoso di montagna, dialogano, scendono nei luoghi della memoria, trafiggono grumi di avvenimenti, riscoprono il passato e le sue figure d'aria, il «rovello» di perdite dolorose. Da un infuocato aculeo della mente arrivano le storie e si portano dietro ombre sepolte nei «cimiteri» del cuore, mentre i pensieri si accavallano respingendo il «meccanismo del movimento in avanti». Accogliere queste storie nel dedalo delle parole e del contrappunto di emozioni che le fa leggenda, è un po' esorcizzare la morte, adagiarla in una trama per tenerla lontana. Declinato da un confronto, il racconto, «liquido, senza nodi», cerca relitti di ieri in uno stato febbrile causato dal «senso di onnipotenza» che spinge Piera, nell'arte del suo teatro, a rompere le proporzioni dei fatti ma anche a forgiare una strategia di pazienza e di attesa, di «dilazione serena», per contrastare il misterioso sicario che in ogni istante della vita colpisce a tradimento. Richiamate come in un allarme, le ossessioni si affollano sotto il microscopio della scrittura: di tanta materia nulla si disperde; pure le immagini più divergenti arricchiscono uno scenario esemplare, una parabola in cui affiora «la paura che sta nel fondo di ognuno di noi». Non ha bisogno di grandi manovre narrative questo discutere di demoni trattati come personaggi veri. Ed è un universo di pedinamenti nella coscienza, il romanzo di due voci che convocano nuove voci e azioni e ricordi schizzati dai libri e dalle cronache del mondo. La pagina viene invasa da casi che creano una spietata, e affabulata, «storia di Piera». «Canterina», ottimista nonostante un paventato destino di «tramonto», «irta», l'attrice apre il varco a ritratti di amici e familiari, attori e registi famosi e amori e fantasmi di un soffio, spinti fuori dalle luci e riammessi in un carosello sfolgorante e cupo: con la velocità di un «accatastamento shakesperiano» e di una «colata di lava». Di fronte all'amica «molto vicina agli astri», Dacia commenta, stimola, tesse una rete di agganci al pulviscolo degli episodi. Peripezie quotidiane, il narcisismo dello scandalo e degli eccessi, l'ambigua protezione dei riti alimentano un narrato che pare non dover mai finire. Frenetico disinvolto nel passare da indimenticabili recite drammatiche a torbide notizie di crimini, il libro coinvolge il lettore e duella con lui ponendogli innanzi sempre qualche enigma e il furore di una fantasia pronta a suscitare sfondi e corpi, avventure e situazioni concrete e riflessioni. Dacia Maraini Piera Degli Esposti «Piera e gli assassini» Rizzoli 276 pagine, 15 euro

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