di PAOLO PORTOGHESI IN QUESTI giorni il ministro Urbani ha presentato alla Camera un disegno ...
L'architettura, diversamente dalla scultura e dalla pittura, che entrano nelle nostre case solo per nostra scelta e in modo artigianale, sta da per tutto; la esperiamo con i nostri sensi nella vita quotidiana, nei luoghi di lavoro, di spettacolo, di attività sportive, nelle strade e nelle piazze della città. Essa forma più ancora del paesaggio terrestre lo scenario della nostra vita. Eppure essa è circondata nel nostro paese da un diffuso disinteresse e da scetticismo sulla possibilità di soluzione dei grandi problemi come il traffico, l'inquinamento e lo spreco di energia che essa potrebbe contribuire a risolvere. Questo nonostante gli architetti siano una categoria sempre più numerosa e vantino una stampa specializzata vastissima (più di 100 riviste), il che non gli impedisce tuttavia di essere sempre più isolati e incapaci di far valere i propri diritti. La legge vuol dare una cornice istituzionale alla disciplina, dichiarandone solennemente l'importanza sociale e il valore di testimonianza dell'epoca che l'ha prodotta. Promuove quindi la prassi dei concorsi pubblici di progettazione anche per la committenza privata erogando contributi per chi adotta questa prassi. Nello spirito del ministero che l'ha proposta (quello dei beni culturali e demo-antropolopologici) la legge crea le premesse per la conservazione dei documenti che consentono di costruire la storia della disciplina finanziando l'acquisto di archivi privati e la creazione di centri di documentazione a livello statale e regionale che espongano i materiali atti a sensibilizzare l'opinione pubblica sulla necessità di diffondere la qualità architettonica. Una delle novità più interessanti è la possibilità che un'opera di architettura venga dichiarata, senza aspettare i cinquant'anni previsti dalla legge attuale, «di particolare valore artistico», con la possibilità di usufruire di contributi per lavori di restauro e della tutela, affidata alle Soprintendenze, contro incongrue trasformazioni. Appositi elenchi verranno redatti periodicamente dal Ministero senza aspettare l'iniziativa degli autori o dei proprietari così che chiunque potrà conoscere e studiare un patrimonio, quello della qualità urbana, che non deve essere tutelato solo per quanto riguarda i secoli passati, ma continuamente arricchito e valorizzato nei suoi ultimi sviluppi. La legge prevede una Fondazione «per la qualità architettonica e dell'ambiente costruito» creata di concerto dal Ministero dei Beni culturali e da quello delle Infrastrutture, e un «piano per la qualità delle costruzioni pubbliche» che fa bene sperare nel perfezionamento della prassi dei concorsi pubblici finora assai penalizzante per i giovani e priva di ogni garanzia sulla qualità delle commissioni giudicatrici. L'architettura moderna italiana ha una grande tradizione e una identità propria che la distingue dal resto della cultura europea, non perché non ne faccia parte, ma perché, al suo interno, si distingue per un più forte impegno umanistico che non va sommerso nella ondata dilagante della globalizzazione. Questa legge se ben applicata potrà essere per gli architetti italiani uno strumento di riscossa e un invito ad assumersi in pieno la loro responsabilità nella costruzione di una città futura liberata dai mali che affliggono le città attuali.