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Addio a Chiesa, il teatro ha perso uno dei suoi «padri»

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Aveva 82 anni. Direttore dello Stabile di Genova lanciò Glauco Mauri, Enrico Maria Salerno e Lina Volonghi

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Questo il caso di Ivo Chiesa (nella foto), grandissimo direttore del Teatro Stabile di Genova per quasi 50 anni, spentosi ieri nella città ligure a 82 anni. Per generazione e soprattutto per cultura e impegno artistico e civile, Chiesa appartiene a quel pugno di personalità che hanno edificato il teatro italiano del dopoguerra, soprattutto attraverso l'affermazione dei teatri stabili. Uomini che si chiamavano Giorgio Strehler e Paolo Grassi, dei quali Chiesa fu coetaneo, amico e a volte antagonista. Cominciò come impresario di una bella compagnia privata di talenti usciti dall' Accademia d'arte drammatica (Buazzelli, Panelli ed altri); fu impresario anche di una coppia celebre, come Gianni Santuccio e Lilla Brignone; lanciò il giovanissimo Glauco Mauri. Poi passò un paio di stagioni al Piccolo di Milano accanto a Paolo Grassi. A metà degli anni Cinquanta tornò a Genova, un ritorno che non immaginava sarebbe durato per sempre. Fu nominato direttore del Teatro Stabile. In pochi anni Chiesa ne fece uno dei teatri più importanti d'Europa, capace di competere con il Piccolo di Milano, che era una sorta di fratello maggiore. In particolare il boom si ebbe quando lo stesso Chiesa chiamò alla condirezione il regista Luigi Squarzina. Insieme, per 16 stagioni consecutive, i due crearono molti degli spettacoli più importanti del tempo. Lanciarono attori come Enrico Maria Salerno, Alberto Lionello, Lina Volonghi; fecero conoscere autori come Sartre, Svevo e Brecht, ricrearono l'interpretazione delle commedie di Goldoni. Quando Squarzina si trasferì alla direzione del Teatro di Roma (1976), Chiesa proseguì da solo. Chiamò di volta in volta a collaborare con il suo teatro il meglio della regia italiana (da Ronconi a Lavia) e il meglio (cosa del tutto nuova) della regia europea: da Otomar Krejeka a Benno Besson, a Peter Stein. Le sue ultime stagioni da direttore sono state illuminate dalle grandi interpretazioni di Mariangela Melato (da «Fedra» a «La dame de chez Maxim»). Ha cresciuto anche i quadri direttivi e organizzativi del suo teatro, tanto che il suo ultimo atto da direttore, prima di ritirarsi all'inizio del 2001, fu di indicare con lungimiranza e saggezza i nomi dei suoi successori: Carlo Repetti e Marco Sciaccaluga, che oggi dirigono il Teatro di Genova, il Teatro di Ivo Chiesa.

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