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di LIDIA LOMBARDI LANGUE il salvadanaio del Collegio Romano, nonostante le mostre superstar ...

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Lo certifica la Corte dei Conti, nella relazione sul rendiconto generale dello Stato per il 2002. NEL 2002 sono diminuite del 100,3 per cento le entrate del dicastero per i Beni Culturali provenienti da somme versate da enti e privati. Insomma, un grande disamore dei privati in tema di finanziamenti per manifestazioni culturali, restauri, mostre. Le entrate, provenienti da contributi di enti e privati, sono state nel 2002 di 13.388.000 di euro, pari al 15,1% degli introiti annuali del ministero. Nel 2001 enti e privati avevano versato al dicastero 26.822.000 di euro. Privati poco generosi come dimostra anche il dato sulle entrate provenienti dalle erogazioni liberali. «Va rilevato - sottolinea la Corte dei Conti - che, nonostante le agevolazioni fiscali, di poca consistenza sono state le somme relative ad erogazioni liberali versate da soggetti privati per la partecipazione alla realizzazione delle attività culturali dello Stato, che, seppur in aumento, hanno costituito una minima parte delle entrate, fissate nella misura dello 0,03%». Ma va anche osservato, come spiega Ledo Prato, segretario generale di Mecenate '90, che il regolamento della legge Melandri, pubblicato quando era già in piedi il governo Berlusconi, stabiliva un tetto di tre anni per qualsiasi donazione effettuata da privati. Superato il quale sovrintendenti o istituzioni comunali avrebbero dovuto restituire allo Stato il 36 per cento della somma pervenuta. Il che ha fatto calare la richiesta di donazioni. Così risultano invece i visitatori i grandi «sponsor» del Bel Paese. La grossa fetta delle entrate del ministero, il 66,9%, deriva infatti dalla vendita dei biglietti d'ingresso per accesso ai monumenti, ai musei e agli scavi archeologici. Nel 2002, le visite a collezioni d'arte e bellezze architettoniche hanno reso al ministero 59.218.000 di euro. Anche qui, però, l'aumento è stato, scrive la Corte dei Conti, «modesto», pari allo 0,5 per cento sul 2001, quando invece si era verificato un incremento di 4.955.000 di euro rispetto al 2000. Ha giovato anche la nuova concezione dei musei, non più ingessati ma concepiti come luoghi di aggregazione. In aumento le entrate provenienti da canoni di concessione derivanti dai servizi aggiuntivi, come bar e bookshop, offerti al pubblico nei musei e nelle biblioteche: hanno reso 11.655.000 di euro con un incremento del 11% rispetto all'anno precedente. Complessivamente, concludono i giudici contabili, le entrate del dicastero di Urbani sono state pari a 88.499.000 di euro con un calo del 13,2% rispetto all'anno precedente (100.147.000). Una situazione non rosea per le casse del ministero che si somma ad un calo dei fondi statali - per il Bel Paese, che riunisce il 60 per cento dei beni culturali di tutto il mondo lo Stato stanzia annualmente lo 0,17 del Pil - e al taglio dei finanziamenti causati dal decreto di Tremonti. La Corte dei Conti evidenzia come la diminuzione di 228.795.000 di euro degli stanziamenti statali, unita al taglio del 15 per cento sui finanziamenti prodotto da decreto taglia-spese, hanno impedito nel 2002 al ministero per i Beni e le Attività culturali «di raggiungere il pieno conseguimento degli obiettivi programmati».

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