SECOND NAME, di Paco Plaza, con Enrica Prior, Craig Hill, Trae Huolihan, Dennis Rafter, Spagna, 2002.
Aveva cominciato Jaume Balagueró con «Nameless», da un romanzo di Ramsey Campbell, seguito da «The Others» di Alejandro Amenabár e da un secondo film di Balagueró, «Darkness». Adesso è la volta del quasi esordiente Paco Plaza che si rifà a un altro romanzo di Campbell, torvo ed oscuro come il primo. Una figlia, un padre suicida, una madre in manicomio. La tomba del padre, però, viene violata. Perché? Daniella, la figlia, indaga e non tarda a scoprire l'esistenza di una orrida setta, gli Abramidi, che, interpretando in modo abnorme il passo biblico relativo al sacrificio di Isacco, si sono impegnati, con giuramento, di uccidere i propri primogeniti. Il padre era uno di questi e anche lui, a suo tempo, si era macchiato di un omicidio così atroce. Con una variante, però, di cui Daniella, sempre più inorridita, si rende conto a poco a poco e grazie anche un messaggio registrato lasciatole dall'altro. Rischierà, com'è chiaro, la pazzia. Come sua madre. Un groviglio con molte stasi (nonostante i ritmi che si vorrebbero concitati) per dar modo a questo o a quel personaggio di confidarsi e di spiegare, a cominciare da un prete drogato che, illustrando un antico dipinto come fosse il vangelo, vi prende quelli che ritiene gli spunti giusti per teorizzare il patto truce di quei padri. La regia privilegia il buio, con immagini via via sempre più fosche e con musiche di sfondo piegate, come vuole la consuetudine, a suggerire l'angoscia. Rasentando però quasi soltanto il fastidio. Daniella è l'esordiente americana Erica Prior, il padre è un noto attore di Hollywood, Craig Hill. Di Spagna e di Europa neanche l'ombra. G. L. R.