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NAQOYQATSI, di Godfrey Reggio, documentario sperimentale di lungometraggio con musiche di Philip Glass, Stati Uniti, 2002.

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Vi ha fatto ricorso un ex religioso dell'Ordine dei Fratelli delle Scuole Cristiane, Godfrey Reggio, che in altri due film aveva osservato i contrasti naturali e urbani nel Nord America («Koyaanisqatsi») e l'influsso negativo delle nuove tecnologie sulle tradizioni primitive («Powaqqatsi»). Nuove tecnologie anche qui, con conseguenze persino più negative perché nel nostro presente, ormai del tutto computerizzato, si sta snaturando ogni cosa. Per dimostrarlo Reggio che nei due film precedenti si era limitato a far ricorso oggettivamente a materiali di repertorio, qui li modifica di continuo in modo creativo con le tecniche del digitale. Ora decolora le immagini fino a ridurle a uno spettrale bianco e nero, ora ne rallenta il fluire ora, invece, lo velocizza, rimodellandole, ritessendole, addirittura rianimandole. Per dirci di arte, di spettacolo, dell'agonismo nello sport, di politica, di etica e soprattutto di guerra (la «guerra», appunto diventata oggi «modo di vita»), soffermandosi anche sulla gente, facce anonime e facce celebri, specialmente, queste ultime, scelte tra le più indicative di tutta la storia del Secolo XX. Uno spettacolo affascinante; forse, in qualche passaggio scopertamente sperimentale — come struttura, come modi — con un certo rischio di ermetismo, ma lo si supera abbandonandosi a quello scorrere ininterrotto di immagini mute mai fini a sé stesse. Con qui fa tutt'uno la musica ipnotica di Philip Glass, dominata da un violoncello che stimola l'immaginazione. G. L. R.

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