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Con gli Afro Regge il suono di Baja diventa universale

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CAETANO VELOSO

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Accadde nel lontano 1976 al Sistina, grazie alla volontà di Franco Fontana, impresario, ma soprattutto appassionato dell'universo brasiliano. Quella volta Veloso era semplicemente supporter, visto che il clou del concerto spettava a Gal Costa, in quel periodo molto popolare grazie ad un paio di azzeccati hits; ieri sera, nel concerto gratuito in una piazza del Popolo gremita secondo le previsioni, Veloso ha fatto tutto da solo con il robusto sostegno degli Afro Reggae, dieci percussionisti brasiliani che hanno fornito l'ideale e fantasioso sostegno ritmcio al protagonista della serata. Veloso ha mostrato ancora una volta di godere di una altissima considerazione da parte del pubblico romano, superiore a quella ottenuta a qualsiasi altra parte del mondo. Alla mancanza di classici da affiancare a quelli storici - un problema che riguarda la maggior parte degli artisti brasiliani - Veloso ha risposto a modo suo facendo diventare standard brani che sotto la sua magistrale rivisitazione diventano tutt'altra cosa. A cominciare da «Cucurucucu paloma» e «Nel blu dipinto di blu» fino ad omaggi americani quali «Stardust» di Carmichael, canzone che insieme ad altri provenienti dal repertorio altrui finirà nel suo prossimo disco, tutto in inglese. Ma è con «Coracao vagabundo» e l'altra sequenza magica di pezzi vellutati baiani che Veloso ha ammaliato ancora una volta il pubblico. Forza del potere evocativo e musicalmente suggestivo della musica sudamericana. Tim. Pin.

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