«Occhi di cristallo» nuovo film della promessa del cinema italiano Lo Cascio: «Giro un giallo da paura Neanche io so chi è l'assassino»
Scoperto dal pubblico per la splendida intepretazione di Peppino Impastato ne «I cento passi» di Marco Tullio Giordana, dopo anni di attività teatrale nonostante la giovane età, Luigi Lo Cascio oggi rappresenta senza dubbio una delle maggiori promesse del cinema italiano. Sarà al Festival di Locarno il 10 agosto con l'ultimo film di Alessandro Piva (regista rivelazione di «Lacapagira), «Mio cognato», ed in concorso a Venezia con Marco Bellocchio in «Buongiorno notte» sul sequestro Moro. A dicembre lo vedremo finalmente sul piccolo schermo ne «La meglio gioventù», ancora una volta diretto da Giordana. Il 4 agosto invece sarà a Sofia in Bulgaria per intepretare il ruolo di un ispettore nel nuovo thriller di Eros Puglielli dal titolo «Occhi di cristallo». Un ruolo un po' diverso da quelli intepretati fino ad ora? «Forse. Non saprei dirlo. In fondo ho fatto pochissimi film. "Cento passi" è uscito appena tre anni fa. Non si possono fare grandi paragoni. Per un attore poi non credo esista il discorso legato al genere, se dietro c'è sostanza». Ci parli del personaggio «Sono l'ispettore Amaldi e indago su una serie di delitti che hanno delle caratteristiche comuni, un filo conduttore, in qualche modo sono legati alla mia persona. Un uomo che ha scelto questo mestiere per capire cosa può spingere al crimine, anche rispetto a se stesso. Un film duro, drammatico, legato alle paure umane più profonde, tratto dal libro di Luca Di Fulvio "L'impagliatore". Una coproduzione Rai Cinema, Cattleya». Come si inserisce in una città come Sofia? «Non è riconoscibile, potrebbe essere una qualsiasi città europea con una forte componente di degrado. In questo contesto agisce l'assassino, secondo una sua logica». Chi è l'assassino? «Veramente non l'ho voluto sapere, per scelta. E' l'ultima scena che girerò». Lei è nato come attore teatrale, che negli ultimi anni pressato dagli impegni cinematografici ha un po' messo da parte. Tornerà al suo primo amore? «Il mio pensiero verso il teatro è sempre costante. Mi piacerebbe riproporre una rappresentazione che avevo scritto, tratta dal racconto di Kafka "La tana", messa in scena nel 2000 solo a Palermo, a La Vigniscella. L'ho riscritta e gli ho dato il titolo "Nella tana". Ho intenzione di sottoporla nuovamente al pubblico». Che senso le fa essere giudicato uno dei migliori del cinema italiano? «Mi fa piacere. La verità è che ho avuto la fortuna di imparare lavorando. Ho avuto fortuna ad aver incontrato registi molto generosi nei miei confronti, che si sono improvvisati, diciamo così, degli insegnanti. Sento che con il passare del tempo miglioro, grazie anche al fatto che mi propongono personaggi con delle caratteristiche sempre diverse, che toccano le più disparate corde dell'umanità».