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La rottura fra Gramsci e Togliatti parte da lontano, sul finire degli anni Venti, quando uno è in Italia, ...

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Togliatti gli risponde che a Stalin si deve ubbidire, e basta; e i due rompono anche i rapporti personali (cosa che Gramsci non fa col trotkista Bordiga). Siamo qualche anno dopo nel carcere per malati cronici di Turi. E Gramsci viene espulso dal collettivo comunista del carcere, cosa che equivale ad una espulsione dal partito. E' solo uno dei tanti momenti di un'altra vicenda che ha avuto inizio allorché, chiuso nel carcere di San Vittore a Milano, in attesa di venir tradotto davanti al Tribunale Speciale, Gramsci è stato denunciato dai suoi stessi compagni, che lo volevano ad ogni costo in galera. Gramsci ha capito benissimo che dietro a questa denuncia c'erano Togliatti e Stalin; e se ne è lamentato con una lettera alla cognata Tania Schucht. Solo che questa lettera non compare nella prima edizione delle «Lettere dal carcere» di Gramsci curata da Togliatti nel dopoguerra. Verrà resa pubblica nel '64, dopo la morte di Togliatti. Prima, ovviamente, non si poteva. E adesso la scoperta di una lettera di Evghenia (la cognata maggiore di Gramsci) e della moglie Julca diretta a Stalin nei primi anni Quaranta. Una lettera dove denunciano Togliatti per non aver fatto fuggire per tempo Gramsci a Mosca, sottraendolo ai fulmini del regime fascista. Una lettera che non è facile prendere per buona, dato che nell'Urss di allora era di moda che tutti denunciassero tutti. Fra i togliattiani convinti ha comunque sollevato scandalo; certissimi che Togliatti non poteva comportarsi in tal modo. Ignorando che Togliatti e Stalin erano fatti della stessa pasta. Stalin un tiranno spietato, e Togliatti, quantomeno quello di Mosca, un freddo esecutore. A far da remora a Togliatti ci fu più avanti il fatto di operare in Italia, dove certi sistemi di cannibalismo politico non facevano parte del nostro bagaglio quotidiano. R. U.

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