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di MARIO BERNARDI GUARDI DA QUANTI anni Andreotti viene alla «Versiliana»? Nemmeno Romano ...

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Diciamo allora che viene da sempre, e da sempre molto volentieri, nelle varie vesti via via indossate. Politico di spicco della Dc, uomo di governo, storico, senatore a vita. Sempre impareggiabile battutista dal garbo micidiale. E sarà qui anche domani, con Francesco Carrassi, direttore della «Nazione», e Sergio Pautasso, critico letterario, a parlare sul tema «La forza della coerenza». Tutti i personaggi «coerenti» gli ospiti del «Caffè»? Beh, forse è il caso di stendere un velo pietoso sull'argomento. Oppure di far mostra della massima tolleranza: è da ventidue anni che son nati questi appuntamenti estivi (prima gli Incontri non erano quotidiani, avvenivano il sabato ed erano animati da Franco Martini, attuale direttore artistico della «Versiliana») e dal momento che c'è chi da allora fa qui la sua «puntatina» in luglio o in agosto, glielo vogliamo dare il diritto di aver cambiato qualche opinione, o no? E visto che la nostra è l'epoca dei «post», post-democristiani, post-comunisti, post-liberali e post-missini son sempre bene accolti. Tra il 19 e il 28 saranno sul palco, insieme a Cesara Buonamici, Marcello Pera, Gianfranco Fini, Maurizio Gasparri, Walter Veltroni, Alberto Matteoli. Il comunista d.o.c. (ma fino a quando?) Fausto Bertinotti col liberl-liberista-libertario Vittorio Feltri. E verrà Umberto Bossi (chissà se si presenterà al pubblico con cravatta e fazzolettino verdi come ha fatto il vicepresidente della Camera Calderoli all'inaugurazione della stagione teatrale...). Il 31, a parlar con noi di sì-global ci sarà una «new entry» come Alessandro Cecchi Paone e uno che alla caffeina versiliese c'è abituato come Mario Capanna. Faranno scintille? Forse no, i tempi sono cambiati, l'«ultimo» Capanna dialoga con la destra più eretica (ad esempio, con Franco Cardini che, insieme a Marcello Veneziani, ha inaugurato i «Percorsi della storia»). Ma qualche anno fa sul «Caffè» scese il gelo, allorché una signora del pubblico si alzò per dire a Capanna che negli anni «formidabili» celebrati dal vecchio «leader» suo figlio era stato massacrato dai «katanghesi», la milizia armata del Movimento Studentesco. Non si creda, infatti, che i pomeriggi del «Caffè» siano un rituale vacanziero, in cui tutto scorre liscio, in amabili conversari. Anzi, questo è un palcoscenico che può esser bollente (Battaglia «istituzionalmente» si prodiga «pro bono pacis», ma se vengon fuori le polemiche e magari qualche tentativo di zuffa, in fondo in fondo non gli dispiace) e ne sa qualcosa Sgarbi, che qualche anno fa dovette vedersela con un manipolo di contestatori, inferociti dai suoi attacchi alla magistratura milanese. Ed è stato al «Caffè» che Di Pietro ha lanciato il progetto dell'«Italia dei valori». Qui Veltroni ha denunciato il totalitarismo comunista; Santoro si è beccato contestazioni per la sua faziosità (e toccò a noi difenderlo da una inviperita signora); Muccioli ha lanciato il grido di battaglia contro la droga, da tanti demonizzato; Montanelli ha fatto la sua ultima apparizione pubblica, con un intervento da «stramaledetto toscano»; La Russa ha ricordato Sergio Ramelli, il ragazzino del Fronte della Gioventù ammazzato a sprangate trent'anni fa. Tavolini di ferro sotto i pini, vacanzieri, camerieri che vanno e vengono tra bibite ed espressi. Sul palcoscenico, politici, scrittori, prelati, pubblici peccatori (e provocanti peccatrici), santoni, clinici illustri, guaritori, sportivi, dive e divi, promesse onorate o mancate. Vogliamo dar la stura all'enfasi? Signori, venite al «Caffè»: sul palco, la Vita.

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