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POVERO Festival di Spoleto.

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Spoleto ha un festival, è vero, ma si tratta ormai di un festival defunto. Quest'anno si è tentato di farlo rivivere. Ma pareva un freddo esperimento di laboratorio: fatto nel chiuso di un desiderio utopico, ingenuo, irrazionale. A passeggiare per la cittadina umbra, non te ne avvedevi di ciò che accadeva: di ciò che non accadeva piú. Spettacoli tristi, disinteresse generale, atmosfera sospesa in attesa dell'inevitabile. Spiace che una manifestazione che ha dato lustro alla cultura italiana sia conchiusa. Resteranno nella storia il coraggio e l'intelligenza di Giancarlo Menotti, cui Spoleto deve uno dei periodi piú belli e luminosi della propria secolare storia. Oggi il maestro osserva il tramonto. Non è manco troppo triste: ciò che doveva fare l'ha fatto. Non è facile congetturare che il figlio Francis stia speranzoso aspettando l'epifania di una nuova aurora. Il tempo è esaurito: la storia ha i suoi cicli: ineludibili, ineluttabili. (En. Cav.)

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