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di FAUSTO GIANFRANCESCHI PUÒ sembrare una teoria audace, ma pare indiscutibile che un ordine ...

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L'ordine è quello dei Gesuiti, e lo stile permeato delle sue idee è il Barocco, non soltanto europeo. Una mostra che si inaugura oggi a Caen, in Normandia, è stata organizzata proprio per documentare questa correlazione. Naturalmente la tesi non è nuova (ricordo tra gli altri i fondamentali studi di Marc Fumaroli), per la prima volta esce dai libri e dagli atti dei convegni per concretizzarsi in una raccolta di opere figurative che ne dimostrano e ne illustrano la validità. A suo modo è una mostra «romana», sia perché i Gesuiti e il Barocco crebbero proprio a Roma, sia perché è stata realizzata con la fattiva collaborazione della Soprintendenza Speciale per il polo museale romano. Per inciso va notato che mentre a livello politico tra Francia e Italia permangono screzi e incomprensioni, invece per quanto riguarda l'arte la Francia si mostra sempre più incline a onorare la grande tradizione italiana: a Parigi è in corso una magnifica mostra dei disegni di Leonardo, e adesso l'omaggio si estende a Caen con questa esposizione intitolata «Il Barocco nella visione gesuita», con un centinaio di quadri provenienti dall'Italia, dalle Fiandre, dalla Spagna e dalla Francia. Sant'Ignazio ebbe a Venezia la rivelazione della gloria della luce e la visione di una città ideale che nelle sue forme armoniose rispecchiava la perfezione della Gerusalemme celeste. Questa percezione dell'intimo legame tra realtà terrena e dimensione soprannaturale ha animato la sua «retorica», specialmente quando nei famosi «Esercizi spirituali» Sant'Ignazio insegna a visualizzare interiormente, in tutti i loro particolari, le scene della storia sacra. Così colui che metida diventa un pittore dei propri stati interiori, ed è naturale che il pittore, catturato da questa persuasione missionaria, rifletta sulla realtà spirituale per raffigurarla più vivamente. Non a caso, a partire dal Tintoretto, i sommi artisti del Barocco furono molto vicini ai Gesuiti: Rubens fu prefetto di una congregazione mariana, Bernini per quarant'anni di seguito compì i ritiri spirituali presso la Compagnia di Gesù. Attraverso di loro e di altri maestri si diffuse in Europa un'estetica di ispirazione gesuita, in cui prevalevano la tensione verso l'infinito, la dilatazione della luce, il dinamismo delle figure. Tra le opere in mostra, molte hanno un forte impatto emotivo. Si vede per esempio la potenza espressiva della «Deposizione di Cristo» del Tintoretto, dove tutto è colore e movimento quasi teatrale (i Gesuiti amavano molto il teatro); non meno esaltante è «Il martirio di San Lavinio» di Rubens,con quel vortice di figure in azione che si concentrano in una scena quasi apocalittica; e i colori lividi del «Portamento della Croce» di Jordaens, con quel volto di Cristo dal pallore cinereo, sono un portentoso inno alla pietà. Vorrei aggiungere una postilla importante, che esula dai limiti europei di questa bella mostra. Non si può dimenticare il fenomeno grandioso del Barocco latino-americano, che è un frutto lontano ma fragrante delle missioni gesuite.

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