Cosí Churchill a Roosevelt «Prendiamoci il Mediterraneo»
Di infilarsi nel Mediterraneo, gli americani non volevano proprio saperne, mentre gli inglesi la «scorciatoia» Gibilterra-Malta-Suez-Aden era vitale per collegare l'Atlantico all'Estremo Oriente. La posta in gioco era soprattutto politica: colpendo duro, si sarebbe data alla monarchia italiana la possibilità di rovesciare Mussolini, condizione indispensabile per una resa. Questo copione venne rispettato alla lettera e prese corpo l'operazione «Husky». Data dello sbarco, 10 luglio 1943. Per attuare «Husky», americani e inglesi radunarono una forza notevole: 170mila uomini, 14mila veicoli, 600 carri armati, 1.800 cannoni e, soprattutto, 2.500 navi e 400 mezzi da sbarco, appoggiati da 750 navi da guerra: pressoché assoluto il dominio dell'aria. Quali le predisposizioni da parte italo-tedesca? Hitler aveva offerto a Mussolini cinque divisioni scelte per difendere la Sicilia, ma il Duce le aveva rifiutate: «Se metteranno piede nel nostro Paese, non riusciremo più a liberarcene». Per cui l'urto degli Alleati fu retto dalla Sesta Armata Italiana — con le consuete deficienze di armamento — e dalla divisione corazzata «Hermann Goering». Singole, apprezzabili prestazioni non mancarono da parte italiana: ma la difesa, nel suo insieme, collassò. La piazzaforte di Augusta si arrese senza sparare un colpo e la flotta non intervenne. Gli americani, presero a sinistra: gli inglesi puntarono sulla piana di Catania e la loro non fu una passeggiata. Il 17 agosto era tutto finito e gli Alleati si prepararono a sbarcare nella penisola. Tuttavia (incredibile a dirsi), italiani e tedeschi riuscirono a «sfilarsi», traghettando, al di là dello Stretto di Messina, 110mila uomini, più di 10mila mezzi motorizzati e blindati, cannoni, munizioni, carburanti, materiali. Fu un finale sorprendete. Conquistata l'isola, gli americani cominciarono a ritirare truppe, navi, aerei, in vista dell'apertura del «secondo fronte», nel 1944. La campagna d'Italia — per chi vedeva lontano — cominciava già a presentarsi ira di incognite; si sarebbe rivelata, in realtà, costosa e strategicamente improduttiva. Con i due successivi «arresti» invernali — prima davanti alla «Linea Gustav», poi davanti alla «Linea Gotica» — e a prezzo delle sanguinose battaglie di Cassino e del Sangro, più il mezzo «fiasco» dello sbarco di Anzio, l'intera campagna si trasformò in uno stillicidio. La lettura delle memorie di Montgomery («Da El Alamein al fiume Sangro») è molto istruttiva per comprendere le difficoltà degli Alleati. Allora, e soltanto allora, a chi gli ricordava il vecchio detto «Tutte le strade portano a Roma», Churchill, stizzito, rispose: «Ma Roma non porta da nessuna parte». Era troppo tardi per rimediare, prendendo in considerazione uno sbarco nei Balcani, per precedere (cosa che Stalin temeva più di ogni altra cosa) l'Armata Rossa nella conquista dell'Europa centro-orientale.