Cucinotta: «A Hollywood solo con film italiani»
L'artista in questi giorni è impegnata in Sicilia nelle riprese di «Miracolo a Palermo» di Beppe Cino
I nuovi laboratori si occuperanno infatti di un settore in netta espansione come quello del digitale e del restauro di vecchi film. A dirla tutta, lei è la madrina della manifestazione. L'abbiamo intercettata mentre affascinata segue le spiegazioni dei tecnici durante un giro di ricognizione. Maria Grazia Cucinotta, la credevamo nella sua Sicilia, a Palermo, impegnata nell'ultimo film diretto da Beppe Cino. «Mi sono ritagliata solo alcuni giorni di pausa per tornare a Roma e partecipare a questo evento - risponde l'attrice molto interessata alle informazioni sulle ultime tecnologie cinematografiche - non ho abbandonato il set, non lo farei mai». Ci racconti del film. «Il titolo è "Miracolo a Palermo", il regista ha più volte detto che vuole essere un viaggio onirico e atemporale dentro il ventre di questa bella città. Una sorta di corte dei miracoli dove prevale l'arte di arrangiarsi. Quasi un omaggio a Vittorio De Sica. Con me nel cast ci sono Vincent Schiavelli, Tony Sperandeo, Luigi Burruano, Valentina Graziano, Sandro Dieli e Giuseppe Moschella. Recitiamo tutti in siciliano. Di più non posso dire». In questi giorni la vediamo spesso in televisione protagonista di uno spot pubblicitario per un noto marchio. È tornata al primo amore? «Ah, sì. Mi divertiva l'idea di ritornare in televisione con una pubblicità, io ho praticamente iniziato la mia carriera in questo settore, e soprattutto per un prodotto italiano. Negli ultimi tempi ho il pallino di promuovere a qualsiasi livello l'Italia, tutto ciò che riguarda casa nostra. Comunque tornerò sul piccolo schermo in autunno, con una fiction di Rai Uno sulla tragedia di Marcinelle in Belgio, dove l'8 agosto del '56 morirono 263 minatori di cui 136 italiani». In quale ruolo le piacerebbe recitare e che finora non le hanno mai proposto? «Ne ho fatti tanti. Però mi farebbe piacere interpretare la parte di una donna dalle tante facce, tipo un'assassina, una psicopatica, oppure una spia in film d'azione. Che mi possa dare la possibilità di mettermi alla prova, sotto vari aspetti». Ha abbandonato Hollywood o è stata la mecca del cinema americano ad abbandonare lei? «A dire la verità Hollywood ti abbandona sempre, anche quando sei lì. È una macchina infernale. Prima ti osanna e poi nel giro di poco tempo ti dimentica completamente. Questo vale anche per gli stessi americani. Ci sono degli ottimi attori, che magari hanno vinto degli Oscar, oggi completamente ignorati. È il consumismo dell'immagine. Comunque non l'ho abbandonata. Però voglio tornarci con dei film italiani. Sto girando delle storie che possano andar bene anche per il mercato estero. Perchè questo vuol dire esportare la nostra cultura. Io nel mio piccolo ci sto provando, sto portando avanti la scommessa di far parlare del nostro Paese». La vedremo presto anche nei panni di produttrice? «Insieme ad una amica sto lavorando ad una produzione per l'Unicef con otto diversi registi internazionali. Otto short-movie che formeranno un'unica pellicola. Il ricavato della vendita del film andrà all'Unicef per aiutare bambini africani da zero anni fino alla maggiore età».