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Maigret lo rese celebre, ma non scrisse soltanto gialli

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Intanto, la nostra Adelphi manda in libreria La camera azzurra, uno dei più preziosi polizieschi dello scrittore belga, dove un duplice delitto si accoppia ad una temperie fortemente passionale. È solo un'altra perla che si aggiunge ad una corolla di circa cinquecento romanzi, e non soltanto gialli, poiché il narratore belga appartiene di diritto alla storia del romanzo francofono come autore di una infinità di trame, talvolta non di sapore giallo, in cui l'intreccio si accoppia perfettamente ad una raffinata eleganza stilistica che rende la sua prosa fra le più accattivanti della letteratura novecentesca. Ha raccontato la sua infanzia («Je me souviens», 1946), la sua adolescenza («Trois crimes de mes amis», 1947) fondendo poi l'una e l'altra nel 1948 in «Pedigree». Dopo di che, l'esplosione, anche se il ciclo dei gialli era già iniziato nel 1931 con l'invenzione dell'ispettore Maigret, una figura attraverso la quale Simenon intese definire l'identikit di un commissario di polizia, non soltanto investigatore, ma sorretto anche dal supporto di una fine psicologia, l'arma segreta che lo spinge a risolvere i casi più difficili, in cui il colpevole scopre a se stesso non soltanto la propria verità, ma anche la legittimità della pena. W. M.

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