Frate Marco, il difensore della cristianità europea
Pochi sanno che nella famosa Cripta dei Cappuccini a Vienna, accanto agli imperatori asburgici riposa anche un umile frate nato in Friuli, Marco d'Aviano, la cui santità è stata di recente proclamata da Giovanni Paolo II in piazza San Pietro. Perché la gloriosa sepoltura, e perché la gloria degli altri? È quello che Sgorlon ricorda nel suo romanzo a noi immemori, riportando alla vita della letteratura uno di quegli italiani dimenticati che hanno fatto grande l'Italia. L'autore ha consultato tutti i documenti disponibili, integrandoli romanzescamente, ma non incoerentemente, con la sua fantasia. L'avventura terrena di Marco si svolge sullo sfondo del XVII secolo, quando l'Europa è minacciata dall'espansionismo turco, e ciò nonostante è divisa all'interno da poteri che si contrappongono e addirittura cercano di approfittare del grande pericolo esterno. Fin da giovanissimo Marco avverte che è in gioco il destino dell'Europa e della Cristianità, e giovanissimo fugge da casa per andare a combattere a Candia con i veneziani. Il progetto fallisce, ma questa sensibilità «politica» rimarrà sempre vivissima in lui, anche quando segue la vocazione alla vita religiosa e si fa frate. Egli ama l'esistenza contemplativa in convento, ma Dio decide altrimenti per lui. Come se Dio parlasse attraverso la sua bocca, egli diventa un oratore che esalta le folle, e la sua fama si diffonde anche fuori d'Italia. Non solo: negli incontri con i fedeli cominciano a verificarsi eventi miracolosi, con guarigioni inspiegabili. Anche i grandi dell'Impero vogliono conoscerlo, vogliono il suo aiuto, ed egli umiliante accorre. Persino l'Imperatore Leopoldo d'Asburgo lo invita a corte, e ne fa il suo consigliere sia spirituale sia politico. Intanto, quello che Marco ha sempre temuto si sta avverando, un formidabile esercito musulmano si avvicina a Vienna, la raggiunge, l'assedia, con il progetto di invadere tutta l'Europa, e di assoggettarla all'Islam. In quel momento fatale Marco ha un ruolo prodigioso. I comandanti degli eserciti cristiani sopraggiunti per liberare Vienna dall'assedio, sono in competizione tra loro, e proprio Marco si adopera per unirli. Ci riesce, e nell'ora che precede la battaglia decisiva celebra la messa per le truppe, pronuncia una fiammeggiante omelia, quindi abbraccia una grande croce visibile da tutti e incita alla battaglia che infine sarà vinta: i turchi fuggono, Vienna è libera. Ecco perché Marco riposa nella Cripta dei Cappuccini; ecco perché l'imperatore Leopoldo spedì a Roma un documento per introdurre il processo di santificazione del frate friulano. Da allora sono trascorsi tre secoli: Dio ha voluto che Marco fosse ricordato in piazza San Pietro in un altro momento difficile per la Cristianità. Il Papa ha definito Marco difensore della libertà dell'Europa: come dire che ci sono anche guerre giuste.