di CLAUDIO MONTICELLI DUE cd, oggi, che fanno della ricerca melodica, pur in ambiti molto ...
La voce di Annie non la scopriamo certo adesso e l'età non ne ha certo intaccato le caratteristiche. Anzi, la maturità sembra averle dato ancora più profondità. Quello che convince meno è invece il songwrithing, il livello delle composizioni. Nel disco non c'è alcun brano "brutto" ma manca anche l'hit che resta fissato in testa, il motivo che esalta un cd. Dell'adrenalina rock che caratterizzava i lavori a fianco di Dave Stewart, il suo alter ego nel gruppo che la portò la successo, ci sono solo pallide tracce. Nè bastano gli ottimi arrangiamenti a risollevare le sorti. Meglio quando negli due precedenti lavori Annie ci regalava ottime cover. Insomma a questa lady "della melodia" anteporremo sempre la Lennox che al Palaeur, in un memorabile concerto alla fine dglianni '80, trascinò il pubblico cantando in reggipetto rosso fuoco... Annie Lennox «Bare» - Rca *** L'altro disco melodico che vogliamo segnalare è il terzo lavoro dei Grandaddy (i "nonni"), un complesso californiano che con i due precedenti lavori si era fatto notare per la ricerca musicale e vocale, con strane sonorità post-industriali affiancate da cori alla Beach Boys. Con «Sumday» (disco chiaramente ispirato all'estate ma con una candida neve in copertina...) i cinque di Modesto imboccano la via cjhe li dovrebbe portare alla definitiva affermazione con un disco semplice e di presa immediata. Meno eccentrico di «The sophtware slump» che li aveva fatti conoscere negli Usa ma sicuramente in grado di far breccia anche nel pubblico europeo. Grandaddy «Sumday» - V2