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Spericolate acrobazie a fin di bene

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GLI YAMAKASI esistono realmente. Sono un gruppo multietnico di sette membri che si è acquistata in Francia una certa notorietà scalando palazzi anche di dodici piani e imitando nei «voli» e nei salti gli eroi dei fumetti, a cominciare da Spiderman. Arrivati con successo in televisione e in teatro, adesso, grazie ad una sceneggiatura costruita su misura da Luc Besson, arrivano anche al cinema, sotto la guida di un regista che li conosce bene, Ariel Zeitoun. La stoiria prima si limita a presentarci le loro prodezze di scalatori indomiti nelle periferie parigine («yamakasi», nella lingua dello Zaire, significa «uomo forte»), poi, facendoli imitare da ragazzini da cui sono idolatrati, li mette di fronte al caso di un bambino che, essendosi arrampicato su un albero alla loro maniera, ha un attacco cardiaco per il quale necessita adesso con urgenza un costoso trapianto di cuore. Così gli yamakasi, fino a quel momento rispettosi delle leggi nonostante le loro spericolate acrobazie, decidono di mettere le loro doti al servizio dell'urgenza del bambino andando a rubare nelle case dei ricchi. E il film, da questo momento, è soprattutto il susseguirsi delle loro affannatissime vicende sempre con la polizia alle calcagna e sempre, in ogni casa, alle prese con una infinità di peripezie che metteranno a dura prova le specializzazioni atletiche di ognuno. Fino a un lieto fine che dà soddisfazione a tutti. Si corre sempre, si passa dall'avventura concitata alla farsa, insieme con il dramma si accetta anche la commedia. Senza perder mai l'equilibrio, né narrativo né stilistico. Un gioco, certo, ma non è fumetto, è cronaca dal vero e senza «cascatori». Vu si può far festa. G. L. R.

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