«La meglio gioventù» di Marco Tullio Giordana, atto secondo
SI CONCLUDE, con la proiezione della seconda parte, la commovente saga familiare che Marco Tullio Giordana ha realizzato per cinema e tv sulla scorta di un testo solidissimo di Rulli e Patraglia. Due capitoli drammatici. La vicenda di Giulia, moglie di Nicola, entrata in clandestinità con i terroristi, il suicidio di Matteo che, pur avendo avuto una relazione con una donna cui darà un figlio, continuerà a non trovar mai equilibrio, neanche sotto l'uniforme che si augurava protettiva del poliziotto. Giulia arriva ad avvertire la cognata che suo marito Carlo comincia ad esser preso di mira. Vuole però rivedere almeno da lontano la figlia Sara che ormai ha cinque anni, così Nicola, per evitare che continui a far del male, le organizza un agguato, facendola arrestare. Non smettendo però di dedicarsi a lei anche in carcere, pur sempre duramente respinto. Dopo la morte di Matteo, Adriana, la mamma, entra in una crisi tale da lasciare quell'insegnamento cui aveva dedicato la vita. Ma, in parallelo, cominciano a farsi avanti anche momenti positivi: alla fine Nicola si rifarà una vita e proprio a fianco della ragazza da cui Matteo aveva avuto un figlio e sua mamma morirà pacificata con sé stessa e la sua sorte grazie all'incontro che Nicola le propizierà con il nipotino nato dalla ormai lontana relazione di Matteo. Mentre Giulia, scarcerata, pur restando lontana dalla famiglia, si riconcilierà almeno con la figlia Sara, prossima a sposarsi. Non c'è un passaggio inutile, non ci sono personaggi, anche i più marginali, che non abbiano il loro segno e, soprattutto, la loro funzione, psicologica e narrativa. I dolori si alternano a pause serene, senza che mai la regia rinunci a una meditata misura, accogliendo ancora una volta, attorno alla saga privata, i casi pubblici italiani dall'Ottanta al Duemila, a cominciare dall'uccisione del giudice Falcone. Con severo equilibrio. Non dimentico, al momento di tirare le somme di un'impresa così rara e coinvolgente, la perfezione costante della recitazione di tutti: da Lo Cascio, Nicola, a Alessio Boni, Matteo, a una intensissima Adriana Asti, la mamma, a una tragica Sonia Bergamasco, Giulia. Meriterebbero tutti i premi.