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Il regista diventa psicanalista

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UN ITINERARIO psicologico, ai limiti della psicanalisi, compiuto da un regista di cinema (un solidissimo Ennio Fantastichini) quando cade di depressione in coincidenza con il mezzo insuccesso di un suo film. Un itinerario che è anche un viaggio attraverso l'Italia, nonostante Bruno, il regista, non abbia ben chiare le motivazioni delle sue tappe. Si è appena separato dalla moglie, che pure gli annuncia di aspettare un figlio, e va a trovare in Toscana, una sua antica fiamma (fervidamente interpretata da Elena Sofia Ricci), finendo per trovare le soluzioni che cerca tornando al Sud da una sua zia che gli ha fatto da mamma (una Ida Di Benedetto splendente quando si rievoca da giovane, lacerata e intensissima quando si disegna già anziana e segnata dalla morte). Qui, con le sue radici rivisitate, emergono i traumi oscuri di un'infanzia minacciata dal padre. L'incontro con lui, molto vicino simbolicamente a una vendetta — con una macchina da presa che, puntandola, sembra volergli sparare — Bruno arriva alla fine della sua notte. Pacificato. Ha retto le fila dell'impresa, come sceneggiatore e come regista, Salvatore Piscicelli che alle psicanalisi si era già avvicinato con uno dei suoi film recenti, «Il corpo dell'anima». Qui, studiando la depressione, analizza anche, attraverso i turbamenti del suo protagonista, cosa può determinarla, risalendo ad una infanzia ricostruita con segni precisi e operando, nel presente, con attenzione costante a tutti gli elementi, psicologici e ambientali, che lo compongono. Con un linguaggio severo, sostenuto da immagini di una eleganza mai soltanto formale. Una colta operazione di stile. G. L. R.

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