di CARLO ROSATI HA APERTO con «Cara Professoressa» al Teatro Due il «Parma Teatro Festival», ...
È proseguito con i «Tableaux Vivants» di Ingrid von Wantoch che hanno animato sia la Venere del Botticelli che la Medusa del Caravaggio, ma il punto in cui il Festival ha raggiunto il suo pubblico è stato ieri, col debutto al Farnese di «Peccato che fosse puttana» di John Ford, allestito in due versioni da Ronconi. Uno spettacolo importante non solo per la regia di Ronconi, ma per il luogo. Il «Farnese» è un vero monumento, con un museo ed una sala teatrale completamente in legno. Non ospitava spettacoli dal lontano 1732 e il teatro è rientrato soltanto tre anni fa, con gli Shakespeare del Festival di Parma, «La tempesta», «Come vi piace» e l'«Amleto» interpretato da Elisabetta Pozzi. Fino all'8 luglio la messinscana di Ronconi, nel testo tradotto da Lucio Fontana che ha lasciato l'esatto significato alla parola «Whore», anziché il più leggero «sgualdrina». Racconta l'amore incestuoso tra due fratelli, Giovanni e Annabella, figli di Florio, cittadino parmense. Un testo e un amore che finirà in tragedia, che si alternerà tra orrore e ammirazione, repulsione e pietà. Ronconi ha voluto precisare di non essere stato lui a scegliere il testo. «Me l'hanno proposto tre anni fa per farlo al Farnese e la mia prima reazione, all'epoca, è stata un po' incerta. Ho dovuto studiare parecchio, e mi è sembrato di capire che in questo testo di Ford ci sia qualcosa di curioso e di singolare rispetto agli altri elisabettiani: una sorta di movimento complesso, animato da coppie, tutte caratterizzate da un giovane e da un anziano: un reale protettore o un potenziale persecutore? Questo è uno dei motivi per i quali ho deciso di fare lo spettacolo in due versioni; perché non sono riuscito a optare per una delle due alternative».