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Tutti mecenati, lo Stato no

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Quest'ultimo ha sintetizzato alcune novità della ricerca, condotta su un campione di 1009 uomini e donne, sopra i 15 anni, rappresentativo degli italiani adulti. «Nei cittadini cresce - ha detto Salamon - la convinzione dell'importanza e dell'enorme numero dei monumenti. Inoltre si apprezza il buono stato di molti beni, riconoscendo che i poteri pubblici stanno facendo molto nel campo dei beni culturali. Si sta diffondendo la convinzione che i beni artistici siano anche un fattore di sviluppo economico. E molti più italiani che in passato sarebbero disposti a donare denaro per la salvaguardia dei nostri beni culturali purché esso sia gestito da una Fondazione costituita per questo scopo». Giuseppe De Rita ha analizzato i dati da un punto di vista sociale portandoli su un panorama più vasto: «Questa indagine conferma - ha notato l'ex Presidente del Cnel - che il nostro paese sta cambiando molto velocemente e in meglio. Ne vengono fuori due elementi: un forte radicamento nel territorio e la propensione a donare denaro per la tutela dei nostri beni culturali. Ebbene, localismo e partecipazione sono due fattori nuovi in tutta la nostra società. Del resto oggi la coesione sociale, che un tempo era data dallo Stato, dalle grandi imprese e dai sindacati, nasce a contatto con il proprio territorio, con le piccole imprese e con la rete di protezione delle famiglie e del volontariato». Ledo Prato ha poi detto che Mecenate 90 darà vita, il prossimo 30 giugno, ad una Fondazione per i beni culturali italiani che sarà formata con alcune città e Fondazioni bancarie. Sarà la risposta immediata alle esigenze dichiarate nel sondaggio Doxa da molti italiani. E il Ministro Urbani ha sottolineato che un sondaggio come questo rafforza la possibilità di pretendere più soldi dal Governo per i beni culturali: «Il nostro paese spende per la tutela del nostro immenso patrimonio artistico e architettonico una cifra pericolosamente e ridicolmente bassa, cioè lo 0,17 per cento del Pil. Entro sette-otto anni dovremo arrivare almeno allo 0,50 per cento e, col decisivo contributo dei privati, avvicinarci poi all'1 per cento». «Da questa indagine - ha detto ancora Urbani - emerge chiaramente una maggiore domanda di tutela e valorizzazione del nostro patrimonio culturale. A questo proposito venerdì, nel Consiglio dei Ministri, approveremo un disegno di legge che inasprirà le sanzioni contro coloro che minacciano e danneggiano i nostri beni. E finalmente abbiamo trovato la soluzione per stabilire un contatto strettissimo fra le Fondazioni che gestiranno i nostri beni culturali e le Soprintendenze: prima di tutto viene la tutela e quindi i Comitati scientifici che dovranno prendere le decisioni più importanti saranno presieduti proprio dai Soprintendenti». In tal senso Urbani ha presicato che questo provvedimento metterà a tacere tutte le Cassandre che da molto tempo profetizzano la svendita del nostro patrimonio artistico ed architettonico. «Nessuno può ormai mettere in dubbio - ha affermato ancora il Ministro - che sia necessaria una collaborazione con i privati per gestire il nostro patrimonio artistico ed architettonico, soprattutto quello disperso ed abbandonato in luoghi periferici».

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