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FORSE stuferebbe un po' meno Premiopoli, ovvero il bombardamento di terne e cinquine dell'estate mondan-letteraria ...

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Ieri sono «usciti» i candidati al «Viareggio-Repaci», il terzo, per importanza, alloro letterario italiano, dopo Strega e Campiello. Beh, la sfilza dei nominati è quella che sentiamo da settimane. C'è Alajmo, in lizza per lo Strega secondo notizia di tre giorni fa, c'è Boris Biancheri, che ha appena vinto il Grinzane Cavour. Imperversa anche qui Melania Mazzucco, che tutti già danno per trionfatrice a Roma nella sera del 3 luglio al Ninfeo di Villa Giulia. E c'è quel Giuseppe Montesano che hanno fatto scendere in gara per il Campiello. E l'elenco delle nomination-repliche potrebbe continuare. Non è una aberrazione di quest'ultima stagione. È, purtroppo, consuetudine annosa, difficile da sradicare dal terreno arido di Premiopoli. L'altr'anno Margaret Mazzantini, incoronata allo Strega, è passata con il suo pur bello «Non ti muovere» per tutti gli italici concorsi. In un furore pubblicitario che accomuna tutti gli scrittori e tutti gli editori. Come a sottintendere: senza il Premio questo libro non vende. Dunque scusateci se lo infiliamo in tutte le tenzoni. Prima o poi uno straccio di riconoscimento lo indosserà. Il boomerang è doppio: a chi alla fine qualcosa vince si dirà: dai e dai ce l'ha fatta. Mentre chi resta a bocca asciutta agli occhi dei lettori non è lo sfortunato fuori dai giochi di case e Si chiederanno invece: ma quel romanzo è forse da buttare? (L. L.)

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