Il disagio del vivere quotidiano nella capitale
Ha esordito trentenne molto positivamente con «Diario di un millennio che fugge», divenuto rapidamente un testo/cult per la gioventù di fine anni Ottanta, e ha poi proseguito nella sua fertile ricerca, con Silvia Bre, nel 1987 con «Snack Bar Budapest», e fu un buon esempio di narrativa a quattro mani ma con forti confluenze mentali, e ancora nello scandaglio di una Roma periferica, eppure metropolitana nella mentalità, con «Ponte Milvio» (poesie, 1988) e «Grande Raccordo» (1989). Una interessante trilogia, in cui i casi singoli si consumano attraverso un processo di identificazione attento e capillare, è quella degli anni Novanta, «I fannulloni» (1990), «Crampi» (1992) e «Grande Circo Invalido» (1993), seguiti da una silloge di racconti, «Cani e lupi» (1995). Infine, a chiusura del millennio alle nostre spalle, i romanzi «Il vento» (1996), «I figli» (1999), «La notte» (2001). Ha pubblicato infine una raccolta di critiche cinematografiche, «Fuori dal cinema» (1999), a suo modo, com'è lui, fuori dal coro, a ogni costo. W. M.