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di LUIGI DELL'AGLIO È LA LEGGENDARIA «vasca dei pesci rossi», quella in cui Enrico Fermi realizzò ...

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Si trova davanti all'antico Istituto di Fisica in cui hanno lavorato i «ragazzi di via Panisperna» tra il 1927 e il 1938. In questo palazzo del 1880 avrà sede il Museo Storico della Fisica e Centro Studi e Ricerche «Enrico Fermi». Si entrerà da via Cesare Balbo e perciò una parte del muro perimetrale del ministero dell'Interno, che sovrasta questa via, verrà abbattuta (gli ultimi quaranta metri, verso l'incrocio con via Milano). Nel cantiere, che si trova nel Compendio del Viminale, fervono i lavori; il progetto è diventato più complesso da quando, nell'area antistante l'Istituto di Fisica, proprio dalla parte di via Balbo, sono venute alla luce rovine di costruzioni romane del II secolo dopo Cristo. La scoperta è stata accolta con entusiasmo da Antonino Zichichi, presidente del Centro Fermi. Il professore ha dato subito disposizioni al progettista perché le rovine siano integrate nelle strutture del nel Museo. «Lo arricchiranno, con le antiche tracce delle radici della nostra civiltà», spiega Zichichi. Tra le ipotesi affacciate, quella del direttore del Centro, Rinaldo Baldini, fisico delle particelle «comandato» dai Laboratori di Frascati dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare: mostrare subito, al pubblico che entra, le costruzioni della Roma imperiale, «testimoni dell'ingegno antico in un museo che rappresenta il genio moderno». Il ritrovamento archeologico, comunque, modificherà solo in parte il progetto originario: la vasca dei pesci rossi, grazie a una struttura in vetro, sarà sempre visibile dalla strada e ai visitatori. Al Museo si accederà su due passerelle sospese su uno specchio d'acqua. Anche Sgarbi si è appassionato a questi dettagli, fornendo suggerimenti. La vasca dei pesci rossi non sarà spostata neanche di un centimetro. Zichichi si è battuto per salvare quello che è un vero monumento storico della fisica. «Del reattore di Fermi, a Chicago, non resta nulla: su quell'area è stato costruito un campo da tennis. Della pila esiste soltanto un frammento regalatomi dalla signora Laura Fermi. Perciò la vasca è l'unico oggetto che ci riporti all'accensione del primo fuoco nucleare di pace. La memoria storica di Fermi è ancorata a quella vasca», dice. E ricorda di averne bloccato lo smantellamento quando, in un sopralluogo, aveva visto che sulle pietre della fontana erano stati tracciati in gesso settori numerati (c'era l'intenzione di smembrarla e rimontarla temporaneamente altrove). «La vasca non si tocca!», aveva detto Zichichi; e così è stato. Nel palazzo in cui aveva sede l'Istituto di Fisica di Fermi e dove sarà realizzato il museo, si trova l'archivio del Ministero dell'Interno: sarà trasferito in una caserma nei pressi di Castro Pretorio. Nell'Istituto di Fisica verranno ricostruite l'aula magna e la biblioteca; i visitatori potranno vedere alcuni degli strumenti usati dal Premio Nobel, ora all'Istituto Guglielmo Marconi della Sapienza e che verranno trasferiti con un opportuno accordo. Per mostrare lo spirito pionieristico e l'atmosfera informale in cui viveva la «scuola di via Panisperna», nel palazzo verrà esposto anche un antico organo. Apparteneva al professor Pietro Blaserna, che aveva guidato l'istituto prima di Orso Mario Corbino, direttore all'epoca di Fermi. Per contribuire al bilancio, Blaserna metteva a disposizione i locali perché vi venissero accordati strumenti musicali. Nel Museo, tra l'altro, saranno in mostra anche i saggi scritti dal Nobel, compresi gli appunti personali che il fisico buttava giù in vista di ogni lezione. Erano così chiari e precisi che sono stati pubblicati sotto forma di libro, senza alcun ritocco.

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