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MAZZUCCO, MATTEUCCI, PETRIGNANI, ALAJMO E PASCALE I PIÙ QUOTATI

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Di sicuro c'è il nome della Melania Mazzucco (a sinistra), presentata da Corrado Augias e Tullio De Mauro, e ancora Sandra Petrignani, sorretta da due supporters di rilievo, Antonio Debenedetti e Giosetta Fioroni, e Franco Matteucci (a destra), che si avvale del sostegno di Alberto Bevilacqua e Renato Minore, ma non sono da sottovalutare almeno altri quattro cavalli di buona razza, Roberto Alajmo, Antonio Pascale, Pietro Spirito e Valerio Varese. I romanzi dei sette sono di natura e ispirazione diversa, da «Cuore di madre» di Alajmo (Mondadori), una favola tra reale e fantastico ambientata in una Sicilia remota, mentre «Il visionario» di Franco Matteucci (Baldini & Castoldi) è un fuoco pirotecnico di invenzioni del protagonista Tullio, che vince la difficoltà di certe difficili situazioni con l'arma dell'imprevedibilità. «Vita» della Mazzucco (Rizzoli) ci conduce nella New York dei primi anni del Novecento, una storia di emigrati che muove dal sentimento d'amore per poi svariare lungo più profondi crinali di vita, drammatici e dolorosi. «Manutenzione degli affetti» è il duro titolo di Pascale (Einaudi) una bella antologia di riflessioni depressive: ma c'è anche, in questo singolare testo, chi pensando ingrassa, e non è una buona soluzione, alla faccia dei tormentati, esili romantici. «La scrittrice abita qui» di Sandra Patrignani (Neri Pozza), si muove a metà strada fra pellegrinaggio e seduta spiritica, con varianti che paiono coinvolgere tanta geografia dell'anima e della coscienza: un lungo viaggio senza fine lungo tante case-museo dove vissero scrittrici famose, dalla Yourcenar a Colette, da Karen Blixen fino alla memorabile Virginia Woolf. C'è da augurare a Pietro Spirito che vada meglio di quanto non suggerisca il suo titolo, «Speravamo di più» (Guanda), e magari a Valerio Varese di venir fuori da quel «Fiume delle nebbie» (Frassinelli) che echeggia un vecchio indimenticabile film francese. E se poi Silvano Agosti venisse a rompere le uova nel paniere dei sette con «Il semplice oblio», e Giuseppe Antonelli, già finalista al Campiello, con «Trenità»? Il futuro è in grembo all'urna: a domani l'ultima chance. W. M.

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