L'avaro al ritmo di Gasparini
Cecilia al Teatro Traiano di Civitavecchia, in collaborazione con la Cassa di Risparmio. Ne ha curato la direzione Lorenzo Tozzi, con l'ensemble Roma Barocca, e la regia è stata di Ugo Gregoretti. Indossava le vesti di Fiammetta/Ficchetto il mezzosoprano Alisa Zinovjeva, mentre l'avaro Pancrazio era il baritono Alessio Potestio. Dunque, buffonerie settecentesche, quelle che inframmezzavano fra un atto e l'altro l'opera seria - da qui il nome d'intermezzi. Bene ha fatto Lorenzo Tozzi a proporre questo repertorio, un po' negletto nel nostro paese benché succoso e divertente. Un'interpretazione interessante perché ne ha esaltato le strutture e il pensiero musicale. Lorenzo Tozzi ha optato di aprire ognuno degli intermezzi con una sinfonia di Gasparini, in cui emerge la faccia più seria del compositore, la sua arte nel contrappunto usato con brio e maestria. Il libretto di Antonio Salvi è trasposizione dell'arpagonica e immortale commedia di Molière, la storia dell'anziano, ricco e arcigno, beffato da una giovinetta bella e pronta d'ingegno, trama sempiterna della serva che diventa padrona che dal '700 fino al «Don Pasquale» e oltre ha sempre funzionato. La regia di Ugo Gregoretti impone una recitazione asciutta che non indulge in insopportabili vezzi teatrali: non stupisce, visti i trascorsi cinematografici del regista. Dal canto suo la storia è piena di verve: non appena si accorge della sottrazione dei danari, Pancrazio scivola in un'allucinatoria disperazione. Qui Gregoretti, e la mano si sente, fa in modo che Pancrazio se la prenda addirittura con il direttore d'orchestra, un imbarazzatissimo Lorenzo Tozzi, accusato d'essere il perfido furfante. Il tutto è molto godibile e non può che riscuotere l'approvazione del pubblico.