di GIAN LUIGI RONDI TERAPIA D'URTO, di Peter Segal, con Jack Nicholson, Adam Sandler, Marisa ...
Si comincia con un bambino così timido che non osa dare un bacetto a una coetanea che pure glielo chiede. Lo ritroviamo venticinque anni dopo con la faccia onesta di Adam Sandler («Prima o poi me lo sposo», «Mr. Deeds»), timidamente fidanzato alla bambina di un tempo e così remissivo da farsi coinvolgere senza colpe in una rissa che lo farà condannare in tribunale a una terapia di gruppo contro l'irascibilità. Da qui una serie di guai perché il terapeuta è un personaggio stravagante (non a caso interpretato da Jack Nicholson) che sottopone il suo paziente a una ridda di prove sempre difficili da superarsi. Con il risultato che lo sventurato timido, spinto agli estremi della sopportabilità, tirerà fuori le unghie e diventerà persino più irascibile degli altri pazienti del suo gruppo, uno più lunatico dell'altro, dimostrando un carattere rabbioso da lui stesso ignorato fino a quel momento. Con una doppia conclusione lieta che per un verso lo vedrà perdere ogni timidezza nei confronti della fidanzata, e in pubblico, nello stadio di New York incitato perfino dal... sindaco Giuliani, e per un altro, ribaltando quanto visto prima, svelerà un trucco felicissimo, colorato e inatteso. Una serie di incidenti. Le furie del timido via via spinto a trasformare in rabbia i propri toni dimessi, gli insegnamenti ad ogni svolta sempre più strampalati di quel medico le cui intenzioni vere si scoprono solo alla fine e che prima, grazie anche alle proverbiali smorfie di Nicholson, aggravate da una barba incolta, sembrano solo vessazioni perfide senza scopi terapeutici. E in mezzo quel personaggio cui tutti danno pugni e schiaffi e che solo a poco a poco impara a reagire, allora però macchiandosi degli eccessi peggiori... Sorprese buffe, caricature, satire, in più momenti anche farse. Con un susseguirsi di trovate che non si ferma mai. Ancora una esplosione di risate. Prima che la stagione finisca.