«VORREI CHE FOSSE DOMANI»
Anche se per anni ha scritto romanzi rosa con uno pseudonimo femminile. Il suo vero nome, in realtà, è Sergio Grea, manager del petrolio, oggi in pensione, per anni amministratore delegato della Shell e presidente della MonteShell. Grea, oggi, esce allo scoperto e dopo aver descritto donne romantiche e sognatrici con lo pseudonimo che, come sottolinea, «non è altro che l'anagramma del nome di mia moglie», pone il proprio sigillo sul romanzo «Vorrei che fosse domani», una storia che mescola sentimenti, potere, ambizioni personali e petrolio in un crescendo vorticoso capace di svelare con realismo profondo e penetrante acutezza, gli intrighi e le ipocrisie che fanno da sfondo ai grandi movimenti di danaro. Il protagonista del volume, infatti, è l'argentino Robert Devuelta, giovane e affascinante dirigente di successo che lavora per una potente multinazionale petrolifera. Tutto sembra volgere al meglio fino al giorno in cui l'immagine di Devuelta cala improvvisamente e la fortuna gli volta le spalle anche per l'entrata in causa di una piccola ma aggressiva, nuova compagnia del settore. Robert cerca di reagire e presenta il conto. A sostenerlo ci sono due figure femminili: la sensuale e testarda Janine e la passionale e più intellettuale Mathilda. Una storia raccontata con un ritmo incalzante non privo di quelle emozioni che hanno reso «Grea-Miller» un protagonista del genere «Rosa». La descrizione dell'ambiente, quello delle compagnie petrolifere, è, in questo caso, davvero realistica. «La storia è pura finzione - spiega il manager - ma i dati sui giacimenti, ad esempio, sono reali. Anche i paesaggi, le città di cui parlo così come determinati meccanismi presenti all'interno delle società con i riti, i personaggi che incontri, dal sottomesso all'arrivista, tutto questo è parte dell'ambiente dove ho lavorato una vita». «Vorrei che fosse domani», inoltre, risente di quelle atmosfere esotiche che derivano dai numerosi viaggi che Grea ha effettuato in tutto il mondo. Africa, Vietnam, Estremo Oriente, Londra, Città del Capo o Buenos Aires, «un paese ricchissimo, l'Argentina, che non si riesce a capire come possa essere in crisi», come aggiunge lo scrittore, diventano simboli di un metaforico viaggio che per Robert si trasforma in una catarsi necessaria alla scoperta del senso della vita. Sergio Grea, «Vorrei che fosse domani»Sperling & Kupfer, 379 pagine, 16 euro