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di TIBERIA DE MATTEIS LA COMMEDIA «Così è (se vi pare)» di Pirandello, presentata dal 20 maggio ...

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I quattrocento posti del noto spazio del West End sono sempre esauriti e la durata prevista fino all'ultima settimana di agosto dovrà probabilmente essere prolungata. La decisione di affascinare gli spettatori londinesi con il talento dell'autore siciliano, dimostrando la sua capacità di anticipare e di influenzare l'intero patrimonio scenico occidentale, spetta al regista fiorentino che lamenta la scarsa rilevanza attribuita in patria alla sua iniziativa. «Sono costernato che lei sia il primo giornalista italiano a interessarsi di quest'evento culturale», dichiara Zeffirelli. «Ero tutto coinvolto nel mio lavoro e non ho coltivato la stampa del mio paese, ma credevo che un avvenimento tanto straordinario avrebbe colpito comunque per orgoglio nazionale. Propongo nel cuore del teatro mondiale uno scrittore stimato, ma non ancora penetrato nel mondo anglosassone con la considerazione che meriterebbe. Il mio spettacolo ha gettato l'allarme con senso di smarrimento e di colpa nei riguardi del drammaturgo che ha trasformato il teatro del Novecento con un'azione disturbante su tutti gli scrittori mondiali. Senza la sua apertura di strada non ci sarebbero Beckett, Ionesco, Wilder, fino a Pinter». Nell'ambito della sterminata produzione teatrale dell'agrigentino la scelta è caduta su «Così è (se vi pare)», definito «parabola» da Pirandello nel tentativo di sottrarne l'appartenenza a un genere ben preciso. «È una commedia brillante che nasconde un inferno di problemi esistenziali - spiega il regista - una filosofia nera, difficile e coraggiosa, in una situazione che, con il garbo borghese, disarticola la struttura drammaturgica. Il traduttore Martin Sherman, anch'egli autore di teatro, è stato intelligente e astuto: ha conservato i lemmi di Pirandello in una forma quotidiana». Vincente si è dimostrata la collaborazione artistica con gli interpreti inglesi attraverso la selezione, in base a provini iniziati nello scorso ottobre, di una compagnia sostenuta dalla produttrice privata Sonia Fridman, disposta ad affrontare il compito duro e rischioso di avere diciotto persone in scena. La medesima operazione avrebbe incontrato in Italia numerosi ostacoli organizzativi. «Il nostro quadro è molto povero», dichiara Zeffirelli con immensa nostalgia del passato. «Ho vissuto gli anni d'oro del nostro palcoscenico, ma con la rivoluzione del Sessantotto e la mancanza di istituzioni serie di formazione professionale non ci rimangono che pochi superstiti e qualche giovane promettente». Mentre si gode uno dei momenti più gratificanti di una carriera in continua ascesa, il regista sta lavorando alle regie liriche per l'Arena di Verona e al suo prossimo film «I Fiorentini», dedicato al rinascimento italiano. «È il sogno della mia vita», racconta Zeffirelli. «Ho avuto l'idea venticinque anni fa di rappresentare un momento magico della città di Firenze e della cultura del mondo in cui è successo di tutto. Cacciati i Medici e Savonarola che era un fondamentalista religioso, il periodo dal 1498 al 1515 è stato incredibile per la presenza di Leonardo, Michelangelo, Machiavelli e tanti altri». La storia sarà raccontata con gli occhi di un ragazzo di vent'anni che deve affrontare tutti i cambiamenti in corso, allo sbaraglio fra vecchi condizionamenti e nuove prospettive, fino a vivere un amore classico con una figlia dei Medici. La creatività di Zeffirelli, che s'accresce ogni giorno di più, toccherà nei prossimi giorni anche Roma. Al Teatro Argentina il 7 giugno riproporrà l'«Aida» di Verdi, nell'allestimento creato con suggestione per il piccolo teatro di Busseto. Ancora, dal 19 giugno, firmerà la regia di «Bohème» al Teatro dell'Opera.

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