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Gioie e fatiche della mia tournée

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Non si tratta di un concerto. Questa sera ho voglia di raccontarmi. Tenterò di farvi vivere le emozioni di un'esperienza che ho vissuto da poco, una cosa grande, importante. Andranno in onda le immagini di quella che fino a questo momento è stata una delle più belle esperienze della mia vita: la mia prima vera tournée mondiale in Europa, Australia, Stati Uniti, Canada. Vi racconterò, a modo mio, le impressioni, le sensazioni, sia personali che quelle delle persone che mi hanno accompagnato in questa avventura. Trenta tra musicisti, tecnici, amici, una bella comitiva. Le emozioni, sono state tante e diverse: gioia, soddisfazione, partecipazione, commozione, divertimento, stupore, allegria, fatica (quanta fatica!), ma soprattutto la scoperta di un'altra Italia, di una Italia più grande, più autentica, più generosa: una Italia che mi piace pensare voi possiate, domani sera, scoprire, o solo riscoprire, ed amare con me. Le immagini che vedrete sono un diario di viaggio documentato con la telecamera. Questa sera sarò il vostro amico che torna da un viaggio e che vi costringe a vedere le riprese delle vacanze. Non voglio, assolutamente, che pensiate che io voglia celebrare il mio successo all'estero con una trasmissione televisiva. Sono uno come voi, contento di raccontarvi come è andata. Tanto contento che, se dovessi pensare a cosa anticipare per incuriosirvi, non mi verrebbe in mente niente: o forse mi verrebbe in mente tutto, talmente in fretta, da avere un capogiro. Prima di tutto il «contesto», diciamo così, internazionale in cui abbiamo viaggiato: un momento che più particolare non poteva essere. Vi basterà sapere che la prima tappa, uno scalo, è stata Singapore e che la prima immagine che si è presentata ai miei occhi poteva essere tranquillamente presa da un film di fantascienza tipo «X Files»: mascherine ovunque. Le stesse che ci hanno poi accompagnato anche in Canada, altro paese sotto incubo Sars. Per non dire poi della guerra in Iraq. Nel momento esatto in cui abbiamo messo piede a Melbourne, ci è arrivata la notizia che le truppe americane avevano attaccato. Ma sono stati un paio di fatti più intimi, personali, molto personali, che hanno segnato questa tournée. La prima è la nascita del mio terzo figlio Luca che mi ha fatto seguire una rotta a dire poco strana, dall'Australia agli Stati Uniti passando per Roma. E' venuto al mondo poche ore dopo che eravamo atterrati all'aeroporto di Fiumicino: l'ho salutato, ho dato un bacio a mia moglie e di nuovo a 10.000 metri di altezza verso Atlantic City. La seconda è che mentre stavamo andando in macchina in Connecticut mi hanno chiamato per dirmi che le condizioni di salute di mio padre, già malato da tempo, stavano precipitando. Purtroppo mio padre è mancato poco dopo: la vita ti toglie, la vita ti dà. Non dimenticherò mai che questa brutta telefonata è arrivata in un pomeriggio triste e piovoso: sembrava quasi che qualcuno avesse voluto creare l'ambiente adatto. Ma nella continua altalena dei sentimenti, un ricordo triste viene subito «bilanciato» da uno esaltante. Come quando sono arrivato a Melbourne: non mi aspettavo che ci fossero delle persone ad aspettarmi. Con l'Europa sono ormai abbastanza abituato. Ma questa volta era diverso, era molto di più, ero dall'altra parte del mondo. Nel salutarvi colgo l'occasione per dirvi che ci rivedremo prestissimo: a Roma il 10 Giugno allo Stadio Olimpico, il 13 Giugno al Velodromo Vigorelli di Milano, a Napoli allo Stadio San Paolo il 21 Giugno, allo Stadio San Vito di Cosenza il 26 Giugno e a Foggia alla Fiera il 28 Giugno. Vi aspetto.

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