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di GIANNI BOARI È ARRIVATO sessant'anni fa, allo sbarco degli Alleati in Italia.

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Era, il «pocket», un libriccino pubblicato dalle Edizioni per la Armed Services Inc., una «Non profit Organization», dato alle stampe in due formati (10x13 e 11x16 centimetri), misure utili per entrare nelle tasche dei soldati, volumetto concupito non soltanto dai frequentatori delle librerie che, dopo la Liberazione, in un maggio dalle grandi speranze, vedevano ampliarsi il panorama letterario in un aggiornamento che seguiva alle nostre risicate lettere di guerra. Così, anche per chi non conosceva la lingua inglese, il pocket-book seppe offrirci Faulkner, Katerine Mansfield, Tennessee Williams, Virginia Woolf, Steinbeck, Thomas Mann e i libri di fantascienza, i polizieschi, le short-stories e le varie sillogi di poesia. Quel mucchietto di pagine stampate a doppia colonna, padre del «tascabile», riproduceva in copertina, a quattro colori, il libro originale, mettendo in evidenza che il pocket era nato per iniziativa del Council on Book in Wartime e ricordava che i volumetti erano «Not for sale», cioè, non si dovevano vendere. In quel lontano maggio di libertà ci vennero regalati dagli americani e si ottennero gratuitamente dall'USIS o da chi lavorava nel P.W.B., la Psychological Warfare Branch che operava nel campo dei media. Ma, a guerra finita, il «pocket» apparve sulle bancarelle, come a Tor di Nona dove con le Am-lire si poteva comprare di tutto, anche gli ormai preziosi e rarissimi cimeli editoriali che fecero epoca. Nel maggio seguito alla riconquista della libertà, sulla scia del tascabile d'oltre Oceano, l'editore Arnoldo Mondadori pubblicò «I libri della Ricostruzione» in formato 14x10, copertina a quattro colori con la riproduzione del libro originale rimpicciolita. Unica differenza, l'indicazione «L. 100» a occupare il circoletto che nel «pocket» americano recitava «Armed Services Edition». Il primo tascabile italiano propose il romanzo «La vergine e lo zingaro» di D. H. Lawrence, traduzione di Elio Vittorino già apparsa nella collana «La Medusa». I libri mondadoriani recavano in seconda copertina: «L'economia nazionale ha bisogno, per risollevarsi, degli sforzi e dei sacrifici di tutti: questa edizione di contingenza vuol essere un contributo di risanamento della moneta e nello stesso tempo un apporto a quella estensione della cultura che sta alla base della ricostruzione morale del nostro Paese». Così, nel maggio del '46, nacque il pocket italiano cui seguirono i volumetti della BUR di Bompiani, Feltrinelli, Garzanti, Mursia, Sugarco e di altri editori che, nonostante l'invandente TV, suggeriscono di metter mano alla tasca anche soltanto per un «tascabile».

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