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di FRANCESCO ERNANI* NEL mio lavoro di dirigente nei principali Teatri d'Opera italiani, ...

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Ho sempre avvertito nei Suoi confronti, sensi di ammirazione per la convinzione che poneva nella realizzazione dei suoi progetti nel campo della ricerca musicale e per le sue osservazioni nei campi dell'organizzazione e della produzione musicale, senza distinzione di generi. Parlando con lui, sentivo che la musica gli attraversava la mente anche laddove non si trovava fronte sonora udibile. La sua esperienza, sul piano internazionale e la sua vocazione interdisciplinare, me lo poneva tra le persone cui richiedere consigli e relazioni per confrontare i problemi della complessa vita musicale italiana con quelli degli altri Paesi. Ed i suoi pareri mi hanno spesso aiutato. Così come i suoi giudizi su personaggi di fama internazionale nel campo dell'opera, di cui ho memoria, che mettevano in chiara luce il suo spirito, a volte sarcastico e spesso accompagnato anche dal gusto dell'ironia. Ricordo bene gli incontri nel laboratorio di fonologia di Parigi, a Milano, a Genova, la festa del suo compleanno a Firenze e poi a Roma con gli auguri reciproci che ci siamo scambiati per il nostro lavoro nella capitale teso a mantenere grandi le distinte istituzioni musicali che c'erano state affidate. Ci ha lasciato troppo presto un grande musicista. Il Maestro Luciano Berio ci ha lasciato una lezione che non dimenticheremo. *Sovrintendente del Teatrodell'Opera di Roma

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