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«Ha da passa' 'a nuttata», con queste parole del protagonista Gennaro Jovine, termina «Napoli Milionaria».

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Al Sud come al Nord, e talvolta anche all'estero, «Ha da passa' 'a nuttata» è diventata la proverbiale invocazione contro il persistere di condizioni odiose e insopportabili. Eppure, quel finale fu messo in discussione e poi persino cancellato dal suo autore. Era il maggio del 1977, e dopo mesi di rispettoso, ma incessante, «corteggiamento» Eduardo accettò di rompere il suo silenzio che durava da diversi anni e mi dette appuntamento in teatro per un'intervista. Gli chiesi se il finale di «Napoli milionaria» non suonasse inadeguato e fatalista rispetto a una mutata realtà napoletana. «A quell'epoca pensavamo che tutto cambiasse - rispose Eduardo - Invece, non è cambiato niente. Dunque, è finita la guerra, ma "'a nuttata" è rimasta». Nell'estate dello stesso anno, «Napoli Milionaria» ebbe una versione operistica, con musica di Nino Rota, che fu presentata a Spoleto. Ma quel celebre finale non c'era più. Eduardo lo aveva tagliato: «Quel finale lo cambiai perché non era più vero - mi spiegò successivamente Eduardo - Così, "Ha da passa' 'a nuttata" diventò "Ch'è ssuccieso". Quando scrissi "Napoli Milionaria" erano anni difficili, c'era bisogno di una parola di speranza. Questa speranza al popolo napoletano non è stata data da parte del governo. E il popolo non può decidere autonomamente, la sua sorte non è nelle sue mani. I veri napoletani sono pochi e purtroppo non possono combattere contro l'invasione della città che c'è stata a incominciare dagli anni immediatamente dopo la seconda guerra mondiale». Pao. Cal.

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