ESCE IL FILM DI VIRZÌ BLOCCATO DALLA CRISI DI CECCHI GORI
Finalmente conosceremo il giovane Tanino
Cecchi Gori? Gli faccio i miei auguri ma prima di lavorare di nuovo con lui ci penserò due volte, anche se non si può mai dire mai. In fondo il ritardo è solo di una mezza stagione...». Sfoggia una certa diplomazia Paolo Virzì alla presentazione del suo «My name is Tanino», il film che a causa delle difficoltà finanziarie di Vittorio Cecchi Gori ha subito una serie di slittamenti e serie difficoltà produttive. Rilevata dalla Medusa, la pellicola uscirà finalmente in circa duecento copie. In versione ridotta rispetto a quella presentata a Venezia 2002. «Circa 8-9 minuti in meno, senza togliere scene intere, soltanto un lavoro di pulitura - rivela Virzì - dopo la proiezione di Venezia mi sono accorto che c'erano delle inquadrature che mi piacevano meno ed anche su suggerimento di chi l'ha visto ho tagliato qualcosa». Girato tra la Sicilia, Toronto e New York, la storia è legata ad un giovanotto siciliano, vagamente no global, intepretato dall'esordiente Corrado Fortuna (che abbiamo già visto nel film di Franco Battiato «Perduto amor» e che Virzì ha voluto ancora una volta accanto a sè nel ruolo di assistente alla regia nel successivo lavoro, «Caterina va in città», ora in fase di montaggio), che si innamora di una turista americana in vacanza. Fallito l'esame di ammissione al Centro Sperimentale (dove c'è un divertente Domenico Starnone, sceneggiatore e scrittore, nei panni del professore che lo bacchetta per aver risposto che un film di Fellini si intitolava 12, invece di 8 e 1/2), ed in attesa di essere chiamato alla leva, Tanino decide di partire per l'America con la scusa di riconsegnare una telecamera alla ragazza dei suoi sogni. Il viaggio darà vita ad una serie di avventure tragiche e divertenti, paradossali ed amare, sfiorando spesso la parodia e mettendo anche alla berlina tutta una serie di miti ed illusioni vissuti da una generazione. «Dietro questo racconto allegro e scanzonato, c'è il dolore di non avere nè arte nè parte nella vita, aggirarsi nel mondo sentendosi inadeguati». Davvero esilarante il quadretto della tipica famiglia medio borghese americana, riunita intorno alla tavola imbandita, impegnata in una formale conversazione, con tanto di papà dal grilletto facile e madre inquieta. Scritto con Francesco Bruni e con lo scrittore Francesco Piccolo, «My name is Tanino» è pieno di riferimenti cinematografici, quasi «uno sgangherato omaggio a molti generi, dal cinema d'avventura ai drammoni familiari americani» dice l'autore di «Ferie d'agosto».