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Stufo della bontà nonno Lino diventerà cattivo

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Banfi chiude la terza serie di «Un medico in famiglia» e guarda al futuro

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E, con la frase «forse ci rivedremo» si accomiaterà da Raiuno. Lino Banfi l'attore che tradizionalmente gli ha dato il volto, e sulla cui credibilità si è retto l'attuale sequel, è soddisfatto degli otto milioni di spettatori che, settimanalmente, hanno seguito le nuove avventure di nonno Libero ed annuncia, per il suo futuro professionale, sorprendenti novità. Un successo inaspettato sul quale lei aveva scommesso battendosi per la realizzazione della terza serie. Ma, come attore, quale è stata la maggiore gratificazione? «L'incontro con la signora Franca Ciampi ed il suo "grazie per quel che fa per le famiglie italiane" rimarranno scolpiti nella mia memoria. Ma anche il ravvedimento di un signore che, dopo le prime puntate, mi ha scritto confessandomi di aver ripreso in casa l'anziano nonno mandato in ospizio. La gente ha apprezzato nell'attuale serie di "Un medico in famiglia" la capacità di nonno Libero di tenere unita la propria famiglia. Segno dell'esistenza di valori ritenuti perduti». Come possono conciliarsi questi valori con la più trasgressiva interpretazione delle love story presenti nell'attuale serie? «L'amore si evolve nelle proprie manifestazioni. Logico, quindi, che due ragazzi innamorati finiscano a letto e la fiction mostri anche momenti di sensualità dai quali non è stata immune neppure Cettina, rivelatasi, nei suoi comportamenti, più sexy del previsto». Perché nonno Libero ha sostituito, già dalla seconda serie, l'Unità con Il Corriere dello Sport? «Ritengo che lo sport sia un elemento di aggregazione, anche in una fiction». Si rende conto di essere divenuto un personaggio strappa-audience? «Me ne sono accorto dopo la messa in onda delle prime puntate dell'attuale serie. Un giorno, a viale Mazzini, i funzionari di Raiuno, mi strinsero la mano dicendomi: grazie, una parte dello stipendio che percepiamo è merito anche dei tuoi successi. Oggi sono un personaggio da audience: l'ho dimostrato anche con prodotti differenti da "Un medico in famiglia": il miniserial "Un posto tranquillo", nel quale ero un frate, raggiunse dieci milioni e mezzo di spettatori». A parte l'opzione di Raiuno per la quarta serie di "Un medico in famiglia", come evolverà la sua carriera di attore? «Credo di aver esaurito la serie di personaggi buoni e comprensivi da interpretare. Adesso voglio diventare cattivo e magari calarmi nel ruolo di un protagonista malvagio che semina paura e terrore. Non escludo di poter interpretare un personaggio simile in una fiction per il piccolo schermo oppure in una pellicola destinata alle sale cinematografiche. Manco, oramai, da troppi anni dal cinema. Mi piacerebbe, in quest'ottica, essere diretto da uno dei giovani registi delle ultime generazioni che coniugano la bravura dietro la macchina da presa alla capacità di inventiva nel costruire una storia originale anche su un eroe in negativo». A che punto è la sua tournée estiva? «Sono state fissate dieci tappe di un concerto in cui canti gospel, da me interpretati, con 25 coristi ed un'orchestra di 60 elementi si alterneranno a momenti di prosa e di comicità. Accanto a me ci sarà mia figlia Rosanna».

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