di GIUSEPPE SERMONTI ALLA Sapienza di Roma è stato presentato il mio recente «Dimenticare Darwin».
I quattro, che non hanno neppure scorso l'indice del libro, accusano l'autore di Creazionismo e di sostenere (ohibò) che la vita e l'uomo non sono nati per caso sulla terra. Invece il recente "sequenziamento" del Dna avrebbe, secondo loro, dimostrato definitivamente che Darwin aveva ragione e che quindi Dio non ha messo le mani nel mondo. Quindi, fuori Sermonti da "un luogo 'sacro' per la Scienza! Io, cari colleghi, non mi sono mai occupato di questa teologia di quart'ordine, che decide se Dio esiste oppure no, sulla base di reperti paleontologici o di confronti molecolari. Se io invito a dimenticare Darwin è proprio per portare i problemi dello sviluppo e della discendenza nell'ambito della scienza e del pensiero, e fuori dalla baldanzosa teologia atea dell'Ottocento. Io non sono lo scopritore di nessuna delle conoscenze trattate nel mio libro. Mi limito a presentare le scoperte, le idee, i dubbi di alcuni tra i più grandi scienziati moderni, e di mio aggiungo qualche notazione e, spero, un po' di poesia. Gli scienziati romani vanno a ripescare Nicola Pende (e il manifesto della razza del 1938), mentre in altri fogli circolanti mi si chiama servo del potere e un barbuto professore allude a una legge (immaginaria) proposta da Fini, e naturalmente ispirata da me, per l'insegnamento del creazionismo nelle scuole. Dicano quello che vogliono, ma non pretendano d'essere la voce della scienza ufficiale, una scienza che chiuderebbe le aule ai dissidenti e la bocca agli interlocutori. «Questa situazione, - ha scritto W.H.Thompson - dove uomini si riuniscono alla difesa di una dottrina che non sono capaci di definire scientificamente, e ancor meno di dimostrare, tentando di mantenere il suo credito col pubblico attraverso la soppressione della critica e l'eliminazione delle difficoltà, è anormale e indesiderabile nella scienza". Ci rifletta il Magnifico Rettore.