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Un esemplare di Enigma come dono nel ricordo della comune storia nella lotta al nazismo.

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Tutti gli ordini segreti della Wehrmacht, della Luftwaffe, della Kriegsmarine e delle SS passavano da quella specie di macchina per scrivere che crittava i messaggi ritenuti dai tedeschi inviolabili. Non avevano fatto i conti con i «cervelli» dei matematici polacchi e, in seguito, con gli specialisti di Bletchley Park. Solo che la storia parte spesso dai secondi e lascia nel limbo i primi. Il premier polacco in quell'occasione chiese al Duca di York che venisse riscritta la voce dell'Encyclopaedia Britannica che trattava di Enigma, restituendo ai polacchi la primogenitura nella guerra segreta. Era d'altronde quella la prima volta che i britannici riconoscevano l'impegno e i risultati di Rejewski, Zygalski e Rozycki nell'incredibile vicenda emersa in parte soltanto nel 1973, quando il generale a riposo Gustave Bertrand, all'epoca capitano del controspionaggio francese e trait-d'union con i crittoanalisti polacchi, ruppe la consegna del silenzio pubblicando le sue memorie. Ma in molti libri di storia, soprattutto quelli anglosassoni, dei tre polacchi si parla poco. Di recente sono stati tradotti in italiano i volumi di Hugh Sebag-Montefiore, «Il codice Enigma - La battaglia segreta che ha deciso la seconda guerrra mondiale» (Il Saggiatore, 2003) e Stefen Budiansky «La guerra dei codici - Spie e linguaggi cifrati nella seconda guerra mondiale» (Garzanti, 2002) dove si fa giustizia di una dolosa omissione.

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