di DANIELE DEL MORO A GUARDARLA bene, Alex Kava più che la giovane regina del thriller americano, ...
Al contrario, la Kava scrive di serial killer con la ricchezza del dettaglio tipica della cronista che sprofonda nel particolare e la suspence del narratore che ti incolla alle pagine del volume, quasi in uno stato di ipnosi da cui è difficile riuscire a riprendersi. La scrittice presenterà oggi, alla Fiera del libro di Torino, «La tentazione del male» (pagine 304, 14 euro) con cui fa anche il suo esordio la nuova collana della Harlequin Mondadori denominata «I chiaroscuri - i libri che non spegni più». Kava parla poi alle 14 nella Sala Gialla del Lingotto di «Profondo nero. Laboratori della paura», accanto tra gli altri a Diego De Silva e a una new entry del «noir» italiano, Giorgio Faletti. Uno dei vari e tanti dibattiti della kermesse torinese, ieri omaggiata dal ministro Urbani, che ha così smentito quanti avevano letto la sua assenza all'inaugurazione come un voluto disinteresse del governo. Originaria del Nebraska, Kava (nella foto) porta in scena la figura di Maggie O'Dell, tormentata «Profiler» dell'Fbi che prova ad aiutare lo sceriffo Nick Morelli nella ricerca di un perverso assassino seriale che ha portato il terrore nella piccola comunità di Platte City. Atmosfere torbide, ritmi serrati e particolari approfonditi in maniera viva e scrupolosa, fanno di Alex Kava, che non a caso mette tra i suoi capisaldi letterari gente come Patricia Cornwell e Kathy Reichs, la nuova signora del suspence. Ma perché tante storie attuali riportano, dalla narrativa ai media, dalla televisione al cinema, agli intrighi e agli agghiaccianti fenomeni dei killer seriali? «Storie di questo genere - spiega la scrittice - provocano una grande fascinazione sul lettore. Noi tutti tendiamo a far parte delle indagini, vogliamo vedere direttamente quello che succede, dopo che un delitto è stato raccontato dai media. Il fatto di mettere in luce quanto il bene e il male convivano assieme in ogni individuo spaventa ma nello stesso tempo fa riflettere. È, insomma, la dimostrazione più evidente di come il pericolo possa essere ovunque e creare ancora più angoscia per questa sua invisibilità». «Occhi gelidi, trasparenti, vuoti. Lo sguardo del male», scrive l'autrice nel prologo al volume parlando di Ronald Jeffreys. Il serial killer che dovrà scoprire Maggie O'Dell, infatti, imita Jeffreys e riserva alle vittime le stesse macabre ritualità. Si tratta, dunque, di una vicenda capace di andare oltre il senso del reale per quanto descritto e affrontato. Ma Alex Kava, a sentirsi definire «la nuova signora del suspence», non ci sta. «Nel romanzo non ho voluto descrivere solo una serie di omicidi come se fossi attratta da ciò - spiega - Ho cercato, invece, di parlare del panico di una comunità sotto assedio, di un nucleo umano in preda al terrore provocato da uno sconosciuto». Che la Kava abbia partecipato intensamente al fatto di cronaca, risalente al 1996, da cui è scaturito il libro, è testimoniato dalla nota che recita: «Anche se "La perfezione del male" è un'opera di fantasia, desidero esprimere la mia più profonda partecipazione al dolore di tutti quei genitori che hanno perso un figlio per un insensato atto di violenza». Raccontare degli orrori, insomma, per esorcizzare la crisi ed il senso di impotenza generato dalla modernità.