di ADRIANO MAZZOLETTI SONO arrivati da mezza Italia per ascoltare e vedere il loro idolo e in ...
Hanno sottolineato con applausi scroscianti ogni brano di quello che considerano il più grande chitarrista del mondo e che per certi versi lo è davvero. Tecnica insuperabile, grande sensibilità, capacità di invenzione e reinvenzione di musiche dalle origini le più diverse: mediorientali, nordafricane, spagnole, brasiliane, italiane, ma anche della sua terra, il sud degli Stati Uniti, quel Missouri a cui Pat Metheny sembra essere così legato. Grande successo dunque ed un altro colpo messo a segno da Gianni Borgna, assessore alle politiche culturali del Comune, che assieme a Walter Veltroni sta facendo diventare Roma uno dei centri musicali più importanti del mondo. Organizzato dal Roma Jazz Festival che a novembre inaugurerà La sua 27° edizione (si fa già il nome di Dave Brubeck), il concerto di Pat Metheny-Charlie Haden è stato impostato su un lavoro discografico di qualche anno fa, «Beyond the Missouri Sky», uno dei dischi più venduti che in quello stesso anno, il 1997, si aggiudicò un Grammy Award. Un grande virtuoso della chitarra, e un eccelso contrabbassista di jazz, hanno eseguito da soli o in duo una lunga serie di brani, in parte proveniente da quel celebre disco. Il concerto iniziato con quattro esecuzioni del solo Metheny che ha utilizzato sia la chitarra tradizionale, sia quella chiamata in gergo «Picasso» a causa della sua forma «astratta», è proseguito con il solo Charlie Haden che ha suonato in modo superlativo «Lonely Woman», una composizione di Ornette Coleman che lo ha riportato indietro di 45 anni, quando a soli vent'anni suonava con il grande esponente del free jazz. Unico momento negativo del concerto, quel «Blues For You» che Metheny e Haden hanno eseguito al termine della loro esibizione. Il blues è la musica dei neri d'America e raramente i musicisti bianchi sono stati in grado di eseguirla con l'intensità necessaria.