ANTICIPAZIONI SULLA MOSTRA DI VENEZIA
Sul piano dei film è troppo presto per anticipare linee di tendenza e confermare titoli dei quali già troppo si favoleggia. Mi sono fatto la convinzione che un vento d'impegno civile, di ciò che un tempo si sarebbe chiamata politica delle persone, soffi impetuoso da est a ovest, da nord a sud. Se confermato, significa che i cineasti delle più diverse culture tornano a riflettere sul mondo in cui vivono e non si nascondono dietro riflessioni sul privato. Penso che il cinema italiano goda di una ricchezza e varietà di talenti, a prescindere dai maestri più consacrati. Del cinema americano - continua de Hadeln - bisogna cercare il meglio, sapere che comunque le leggi del mercato sono più forti di quelle della cultura». De Hadeln si guarda bene dallo smentire o confermare i titoli di cui da settimane si parla. Per l'Italia si attende Virzì, si crede in Bertolucci, si spera ancora in Olmi e Bellocchio e ci si attende molto da un manipolo di giovani ed emergenti capitanati da Benvenuti e Scimeca e magari Ciprì e Maresco. «C'è poi la leggenda metropolitana - dice De Hadeln - sui nuovi lavori di un grande autore hongkonghese come Wong kar-Wai. So che avrebbe girato da poco il suo episodio del film collettivo 'Eros', già ultimato da Antonioni e Soderbergh. Tutto questo vuol dire che arriverà in tempo per Venezia? Davvero non lo sappiamo mentre abbiamo fiducia per il nuovo film di Anghelopulos. In America c'è poi il caso dei fratelli Coen che vorrebbero rigirare delle sequenze e ci propongono una proiezione work in progress. Troveremo un accordo?». R. S.