Telegatti con tanto profumo di Hollywood
Fra i divi hollywoodiani in passerella al Teatro Ventaglio di Milano ben tre vantano un Oscar in carriera: Susan Sarandon (1995 per «Dead Man Walking»), Adrien Brody (premiato quest'anno come migliore attore per «Il pianista») ed Ernest Borgnine (1955, quale protagonista di «Marty»). A questi grandi interpreti va aggiunta la presenza altrettanto eccellente di Sigourney Weaver, mitica protagonista di «Alien» e dei suoi sequels, gli interpreti di «Beautiful» Schae Harrison, Mick Cain, Joseph Mascolo, e Gary Dourdan, giovane protagonista di colore della serie-culto «Csi - Scena del crimine», fiore all'occhiello, prima di Telepiù e ora di Italia Uno. Dourdan, che ha anche affiancato Sigourney Weaver nell'ultimo film del ciclo «Alien», «La clonazione», ieri ha animato la vigilia dei Telegatti assieme al glorioso e simpatico Ernest Borgnine. 86 anni portati con leggerezza (nonostante la notevole stazza fisica), la battuta sempre pronta, un italiano ancora discreto, in memoria delle sue origini piemontesi ed emiliane (la mamma era di Carpi), Ernest Borgnine ha fatto a fette tutti: Hollywood che si affida sempre di più alla tecnologia («Tra poco, degli attori useranno solamente le voci, a tutto il resto penserà il computer»), gli attori di oggi («Una volta, gente come Lee Marvin, Burt Lancaster, Frank Sinatra, sapevano cos'era la vita e sapevano trasferirla sullo schermo usando il cuore. Oggi, gli attori non hanno cervello, recitano senza metterci l'anima e i film sono solo macchine per fare soldi») e persino il film che gli ha dato l'Oscar, «Marty». «Fu realizzato al solo scopo di incassare i contributi statali» ha rivelato Ernest Borgnine - e lo girammo a tempo di record, in soli 18 giorni. Il film doveva andare in sala e poi essere sbattuto subito in soffitta. Invece, fu un trionfo. Io guadagnai solo 5 mila dollari, più altri 5 mila mai incassati. Mi legai ai produttori con un contratto di sette anni e per riscattarlo dovetti sborsare mezzo milione di dollarià». Borgnine, di cui resta indimenticabile l'interpretazione del cattivo di «Da qui all'eternità», ha lavorato molto in Italia («Gesù» di Zeffirelli, «Barabba», «Il giudizio universale», «Poliziotto Superpiù»). «Quando mi offrirono di fare il "bad gay" che nel film uccide Sinatra dovetti sforzarmi per riuscire a trovare il feeling col personaggio», ha confessato Borgnine che presta opera di volontariato in favore di soggetti dislettici. «Degli attori di oggi apprezzo molto Tom Hanks, Adrien Brody (ho votato per lui agli Oscar) e Sean Penn con cui ho girato recentemente una particina in "11 settembre 2001". Sean ha le sue idee politiche, ma come uomo di cinema è un vero genio, sa fare tutto, dalla fotografia alla regia». Anche Gary Dourdan è stato critico con il cinema americano attuale. «L'ultimo film di qualità che ho visto è stato "Amarcord" - ha attaccato il giovane protagonista di "Csi" - Oggi si realizzano per lo più film d'azione al solo scopo di fare soldi». Sulla serie che ha sostituito «X Files» nelle preferenze dei telespettatori di palato fine, Dourdan ha rivelato che erano in poco a puntare: «Nessuno si aspettava che un serial sulla polizia scientifica potesse avere un simile successo, è stata una vera sorpresa - ha commentato l'interprete del poliziotto che in «Csi» fa il mago del computer - La serie è molto realistica anche perché ci sono diversi detectives autentici che ci spiegano le tecniche, il linguaggio e che controllano tutto quello che facciamo. Anche le trame prendono spunto da fatti veri di cronaca nera, accaduti a Los Angeles e a Las Vegas. Giovedì scorso, si è conclusa la terza stagione di "Csi", ma noi già lavoriamo alla quarta serie. Ci diamo dentro, stiamo sul set ben 18 ore al giorno».