Effetto nostalgia, McCartney diventa i Beatles
I filmati della più sorprendente serata capitolina entreranno nell'immaginario collettivo
Sarà difficile dimenticare quell'emozione che ha colto le oltre cinquecentomila persone che hanno invaso per quasi due giorni il Foro, la Suburra, la Domus Aurea, l'Arco di Costantino, il Colosseo, il Palatino, la Roma dei Cesari tutta. È stato qualcosa di indimenticabile, non tanto per i concerti in sé straordinari sotto ogni punto di vista, quanto per quel magico incontro fra musica dei Beatles, oggi mediata dall'unica voce rimasta di quel mitico complesso, tecnologia e quasi tre millenni di storia fatti rinascere improvvisamente in una notte romana invasa da luci come a Roma non si erano mai viste. L'impianto scenico del tour di Paul McCartney - il «Macca» che aveva deluso in Germania e in Francia, tappe antecedenti a quella italiana - ha stupito non solo il pubblico, ma anche gli addetti ai lavori. Un palcoscenico di una altezza smisurata su cui trovavano posto non solo i musicisti, ma una decina di schermi che proiettavano contemporaneamente e continuamente sia ciò che si svolgeva sulla scena che filmati d'epoca ed altri realizzati appositamente per il tour europeo; giochi di luci, colori, effetti di ogni tipo: dagli occhi di donna in primo piano ai baffi di Stalin, agli spari della pistola di James Bond a centinaia di altri spots da perdere quasi la testa. Il tutto sapientemente e magistralmente «mandato in onda» da un regista che si avvaleva di attrezzature tecnologicamente così avanzate da far pensare agli effetti speciali di un film hollywoodiano. Le telecamere, una montata su un traliccio alto più di cento metri, volteggiavano sulle teste degli spettatori, per riprendere, per scoprire ogni singolo movimento: dal viso, agli occhi, alle mani di Paul, ai piedi del batterista, agli sguardi che si scambiavano i cinque musicisti, ai rimproveri verso il batterista che in «Jet», il secondo brano eseguito, aveva inavvertitamente rallentato il tempo. Tutto ciò a beneficio degli spettatori presenti a quella magica notte. Sicuramente rivedremo su «La Sette» parte di questi concerti, ma sarà difficile che il piccolo schermo possa far rivivere la magia di quelle notti. Ciò che sicuramente rimarrà indelebile nella mente di tutti era la commossa sensazione della presenza di tutti e quattro i Beatles. Se fossero ancora tutti insieme probabilmente oggi suonerebbero come il gruppo di Paul McCartney. Ma quei due concerti hanno posto una seria ipoteca sul futuro degli spettacoli a Roma. Sarà oltremodo difficile, forse impossibile, ripetere il successo dell'altra sera dovuto anche ad uno sforzo organizzativo incredibile, però ampiamente ripagato. I grandi artisti che dovrebbero giungere nei prossimi mesi per partecipare all'estate romana sono tanti. Si parla di Bob Dylan ad esempio; giovedì prossimo sarà la volta di Pat Metheny, ma l'idea straordinaria è stata quella di inserire un grande concerto, come quello di Paul McCartney, nella Roma antica universalmente conosciuta. Quando le immagini di Paul che canta «Michelle» all'interno del Colosseo, faranno il giro del mondo, sarà, per la nostra città, la forma pubblicitaria più geniale che sia stata inventata.