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L'amore disperato si salva con un incantesimo

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Sentimenti dilanianti, sottile psicologia e gioco delle parti nel romanzo di Castellaneta

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La sicurezza di lei, Rosaria, ricca vedova impegnata in uno schema di offerte e di fughe, e le scarne ma insinuanti notizie della sua vita (ne emerge una creatura avida, chiusa nell'egoismo, sempre vigile tra calore e freddezza) alimentano nell'uomo un'immediata passione. Mantenendosi al limite di un realismo crudo, la storia tocca corde di intensa sensualità, senza mai tralasciare il diminuendo, le sfumature delicate, le reticenze. Alternando indifferenza e partecipazione, e rinviando alla figura della sacerdotessa di Bellini, «diva per vocazione e casta per necessità», Rosaria cala le sue carte a cui si contrappongono gli «esercizi di disamore» del partner, destinato però a rimanere sempre più coinvolto. La cura di Castellaneta si rivolge soprattutto al suo ossessionato eroe che, perduto nell'atmosfera di una «romanza di melodramma», passa dall'«armonia» sucitata dalle lusinghe d'amore alla «distonia» colma di malintesi. Giunto a una «svolta cruciale», il musicologo culla addirittura la disperata idea di uccidere Rosaria. Seguono nuovi tormenti, la consultazione di oroscopi e il dubbio che lei possa liberarsi dalle proprie inibizioni con l'aiuto di un «direttore spirituale». Infilatosi in un «romanzo libertino del Settecento», l'uomo si affida a «duelli verbali e stoccate di fioretto» che imprimono nel libro lo stampo di una singolare scacchiera su cui il Bene e il Male, la sfrenata fantasia e il ferreo moralismo, l'euforia e lo smacco giocano una partita crudele. Rimossa a fatica dai pensieri di chi l'ama, Rosaria infine si riaffaccia con la mediazione della letteratura, mentre il compagno si vede come il «seduttore della monaca di Monza». Spettacolare, nel frattempo, si leva una presenza demoniaca con una «cavalcata di streghe». Inattesa, la risposta conclusiva spetta al «finimondo» di un temporale. Carlo Castellaneta «Casta diva» Mondadori 175 pagine, 16 euro

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