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di RAFFAELLO UBOLDI SI POTEVA andare controcorrente al punto da rimettere in discussione perfino ...

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Un bel libro («Attenti ai buoni/ Truffe e bugie nascoste dietro la solidarietà», ediz. Mondadori, 222 pagine,16,80 euro), un libro-pamphlet quali purtroppo se ne scrivono pochi in Italia, dove all'indagine di costume si preferisce spesso (troppo spesso) la descrizione dei giochi del Palazzo per quanto ripetivi, noiosi possano risultare. Per capire il libro di Giordano basterebbe poi riflettere su quell'aforisma di Ennio Flaiano, là dove dice: «Attenti, tutti quelli che rubano devono far mostra di amare i bambini e di temere Iddio». E di furti attorno alla solidarietà ve ne sono tanti; in un benedetto paese quale il nostro che sul fronte della truffa meriterebbe il primo posto in classifica, tanto è l'ingegno che siamo capaci di metterci. Attenzione però: sulla linea di partenza non mancano degli agguerriti concorrenti, il che significa che dobbiamo davvero mettercela tutta per conservare questo primato. Ma andiamo per ordine, dal piccolo al grande esempio. Per strada vi avvicina un giovane, faccia seria, onesta, da studentino che supera al meglio tutti gli esami? Un giovane che vi chiede un contributo diciamo per la difesa di quella causa nobile che sono i diritti dei bambini, e che per invitarvi ad essere generosi nel mettere mano al portafogli vi mostra un elenco di donatori da Gotha nostrano? Ebbene, nove volte su dieci quel giovane è un impostore, fa parte di una catena di gente che il denaro se lo mette in tasca. Pensavate di avere aiutato chi è meno fortunato di voi accettando l'invito di quel cartello apposto da mani ignote sul portone di casa a donare abiti vecchi, scarpe, insomma indumenti usati ? Ebbene in bella percentuale i vostri doni finiscono sui banchi dei mercatini rionali, o alle industrie di Prato specializzate nel riutilizzo di lane e stoffe, il «povero» (e ci pare il caso di mettere questa parola tra virgolette) quegli abiti non li vedrà mai e neppure il ricavato delle vendite. Saliamo in alto e ricordiamo la «missione Arcobaleno», che bello aiutare gli albanesi ridotti alla fame, in quel paese al di là dello stretto di Otranto che tanta strada ha compiuto insieme a noi! Peccato soltanto che viveri o medicinali siano rimasti a marcire sotto il sole nei Tir abbandonati per incuria sulle banchine di Brindisi. E altri Tir, magari con contenuto anche di maggior valore, nelle mani della mafia albanese. Non basta del resto, e qui ci soccorre un altro aforisma, quello di Bernard de Mandeville, là dove dice: «Moltisimi danno denaro ai mendicanti per la stessa ragione per cui pagano il callista: poter camminare in pace». Un aforisma, un detto, che più calzante non si può riferendoci ai party cosidetti esclusivi, di bella gente, quella del jet-set, attrici incluse purché siano in carne, e disposte a sbandierare i seni al vento, o un fondoschiena (lo chiamiamo cosi in omaggio al comune senso del pudore ) con scollature da capogiro, meglio se nudo. Party esclusivi, ma con i fotografi alla porta, se non lo sa nessuno che divertimento è? Però, però ... farsi vedere con quei piattini di caviale in mano, e lo champagne millesimato, potrebbe risultare un tantino controproducente nell'epoca di un passaggio dalla lira all'euro con quella raffica di aumenti che ha decimato le nostre tasche. E allora? Diciamo che lo si fa per raccogliere fondi per qualche nobile impresa di solidarietà, peccato che nessuno alla fine faccia il conto di quanto denaro si è raccolto davvero. Ce n'è per tutti nel libro di Giordano; anche per la Fao, l'organizzazione delle Nazioni Unite con sede a Roma. E il compito di combattere la fame nel mondo. Ma che finora è riuscita solo nell'impresa di garantire ai propri funzionari (alcune migliaia) stipendi d'oro, privilegi di ogni genere, free-shop, alloggi di prestigio e quasi gratuiti, così per le scuole dei figli e via via, alla faccia di chi la fame la soffre sulla propria pelle. Un lib

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