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di GIAN LUIGI RONDI LA VITA COME VIENE, di Stefano Incerti, con Valeria Bruni Tedeschi, ...

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MOLTE vite. Sorprese tra le fila di una certa borghesia del Nord Italia, con la felice trovata narrativa di non darne subito né gli svolgimenti né le conclusioni, suscitando abilmente, con le proposte iniziali, a lungo tenute, curiosità e tensioni. Intanto due coppie Paola e Paolo (Valeria Bruna Tedeschi e Alberto Gimignani). Sembrano tranquilli, in realtà sono disuniti, né li rinsalda il fatto di avere due bambini. Poi Giorgia e Max (Stefania Rocca e Daniele Lotti). Non hanno figli, lei ne soffre, lui, pur avendo una professione seria, si diletta con amici del suo stesso stampo a giocare alla guerra, in uniforme e con armi vere. Un padre musicista (Alessandro Haber) con un figlio affetto da manie suicide e di conseguenza, anche sul lavoro, sempre in ansia per lui. Un insegnante di filosofia di origini americane (Tony Musante), separato dalla moglie, afflitto dalla perdita di una figlia. Per chiudere, più di sfondo, una terza coppia, con una moglie che, nel fine settimana in cui l'azione si svolge per intero non realizza che il marito è stato appena licenziato. Stefano Incerti, arrivato qui al suo terzo film («Il verificatore» e «Prima del tramonto»), lavora di fino attorno a tutti questi personaggi, intrecciando i loro casi senza che mai nessuno si incontri veramente (al massimo qualcuno costeggia l'altro) e facendo emergere da quella esposizione sempre distaccata un clima che si carica via via di interrogativi e perfino di ansie. Con ritmi spesso affannati e con immagini, perfino negli esterni, così buie da risultare claustrofobiche, con scoperte intenzioni allusive. In seguito, però, quando i nodi di tutti vengono al pettine, dopo la lunga premessa dei caratteri e delle situazioni che gli hanno al centro, l'originalità perde la sua forza e le soluzioni cui ciascuno approda non sono sempre convincenti: per una certa facilità di sviluppi e per la difficoltà di farle determinare dalle psicologie dei singoli così come all'inizio ci sono state presentate e le tante accattivanti premesse rischiano di risolversi in una deludente sensazione di inespresso, soprattutto sul piano narrativo. Vi sopperisce, comunque, la recitazione della maggior parte degli interpreti. Spesso molto attenta e fine. Tra i migliori Haber, Musante e Valeria Bruni Tedeschi.

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