di CHIARA FABBRIZI FU IL protagonista della seconda rivoluzione chimica dopo quella di Lavoisier ...

Justus von Liebig, infatti, nato esattamente duecento anni fa - il 12 maggio del 1803, - si distinse per le sue ricerche di chimica organica e agraria, tanto da essere considerato un precursore dell'agricoltura biologica. Ma è soprattutto per un'invenzione che rimane una delle più popolari nella storia dell'alimentazione se il suo nome è diventato famosissimo. Figlio di un commerciante di colori di Darmstadt, fin da bambino Justus si mostrò più versato per le indagini sperimentali che per gli studi umanistici, come dimostravano i continui esperimenti che faceva nel retrobottega della drogheria paterna, dove si divertiva a preparare colori, lacche, vernici e petardi, non senza qualche disastroso effetto collaterale per il negozio. Non gli fu possibile frequentare scuole rinomate, ma questo svantaggio fu colmato dalla pratica che poté esercitare nel laboratorio della farmacia di un parente. Qui Liebig riuscì ad apprendere i primi rudimenti della chimica, che in seguito gli permisero di sostenere l'esame di ammissione all'università. Gli studi universitari proseguirono prima a Bonn, poi a Erlangen, dove si laureò nel 1822 a soli 19 anni, e dove ebbe come insegnante il filosofo Friedrich W. J. Schelling, che ne intuì il talento e lo aiutò a pubblicare una memoria sui fulminati. Protetto dal Granduca d'Assia, che nel 1845 lo avrebbe insignito del titolo di baronetto, da Erlangen Liebig si trasferì a Parigi, nella stimolante atmosfera della Sorbona, dove fu apprezzato dai maggiori intellettuali del tempo, come lo storico e linguista August von Humboldt, che ne riconobbe l'intelligenza e gli permise di ottenere, nel 1824, la cattedra di Chimica a Giessen. Alle sue lezioni si formarono i maggiori chimici dell'epoca, mentre diveniva noto in tutto il mondo il laboratorio da lui fondato, dove Liebig studiava i composti organici nel tentativo di determinarne i componenti elementari. In quegli anni lo scienziato scoprì il cloroformio e isolò il titanio, elaborò la teoria dei cicli del carbonio e dell'azoto in natura e dimostrò che determinati gruppi di atomi - detti radicali - possono trasferirsi da un composto all'altro per reazione chimica. Simili successi gli valsero una cattedra all'Università di Monaco, dove fu chiamato nel 1853 e dove rimase fino alla morte, avvenuta nel 1873. Nelle sue opere Liebig sosteneva la necessità di mettere la chimica al servizio dei bisogni umani, e per questo si dedicò anche alla chimica agraria, studiando la fotosintesi e l'effetto dei fertilizzanti nel terreno. La rivoluzione industriale aveva portato con sé un forte aumento della popolazione, per cui era urgente potenziare la produzione agricola per sfamare sempre più persone. Per garantire la buona riuscita di una coltivazione, secondo Liebig, era indispensabile conservare la quantità di materia organica (humus) presente nel terreno, possibilmente arricchendolo con concimi organici. Precorrendo con le sue teorie molti dei principi dell'agricoltura "organica", Liebig ebbe tanto a cuore l'applicazione della chimica all'agricoltura - e quindi al benessere dell'uomo - da considerare le scoperte sui fertilizzanti artificiali il risultato più importante dei suoi studi. Ma quello più popolare fu certamente il processo per la produzione dell'estratto di carne, che al suo nome è rimasto indissolubilmente legato. Lo studio sistematico del metabolismo animale fu la molla che gli fece capire l'importanza nutritiva delle proteine della carne per l'uomo. Egli s'impegnò allora a fare sì che il maggior numero di persone potesse usufruire di questo prezioso alimento. I grandi allevamenti di bestiame erano allora concentrati in alcune zone del mondo, spesso molto lontane dall'Europa, come l'America Meridionale, e il trasporto della carne non era possibile con le navi dell'epoca, lente e prive di celle frigorifere. Ma se dalla carne - pensò Liebig - si fosse ottenuto un brodo e poi lo si fosse concentrato, si sarebbe potuta migliorare la dieta degli Europei sfrutt